Uno dei problemi dei politici italiani (magari non di tutti) è che non sanno leggere. Analfabetismo intellettivo. Sanno leggere dietro, ma non sanno leggere dentro (intellectus vuol dire proprio saper leggere dentro, intus legere). Prendiamo Nichi Vendola, uno che se la tira non poco, uno tra i quali magari saremo chiamati a scegliere nelle prossime elezioni. Un cattolico adulto? Talmente adulto, da non saper leggere – intus legere – il messaggio del Papa per la prossima Giornata Mondiale della Pace. Invito tutti a leggerlo, nel senso di far scorrere sotto gli occhi le parole che lo compongono, una dopo l’altra, senza quel filtro ideologico che puzza di pregiudizio lontano un chilometro. Di questa lente distorcente sono muniti gli occhiali di certi politici o sedicenti intellettuali, i quali cominciano a leggere un documento del Papa, credendo di sapere già che cosa dirà e avendo già bella e pronta la contro-risposta… Palcoscenici compiacenti e giornali disposti ad aprire spazi immensi li trovano sempre.
Ora, Benedetto XVI ha scritto un messaggio per la Giornata della Pace che tocca ovviamente tanti argomenti, perché la pace vera è la risultante di una visione globale della vita e della storia. La prima operazione del pregiudizio è quella di ridurre il messaggio ad una frase. Naturalmente ad un cattolico adulto come Nichi Vendola tutta la parte del messaggio in cui il Papa parla della pace come «dono di Dio e opera dell’uomo», non interessa proprio, eppure lì s’annida l’intelligenza di tutte le parole che vengono dopo e che, in un certo senso, applicano quel luminoso principio. Scrive il Papa: «Per diventare autentici operatori di pace sono fondamentali l’attenzione alla dimensione trascendente e il colloquio costante con Dio». Eh già, ma questa è una notazione per poveri bacchettoni! Quale colloquio con Dio? La pace è frutto di contrattazione umana e di tolleranza!
Scrive ancora il Papa, prima ancora di addentrarsi in alcune applicazioni storiche: «La pace non è un sogno, non è un’utopia: è possibile. I nostri occhi devono vedere più in profondità, sotto la superficie delle apparenze e dei fenomeni, per scorgere una realtà positiva che esiste nei cuori, perché ogni uomo è creato ad immagine di Dio e chiamato a crescere, contribuendo all’edificazione di un mondo nuovo». Capito? Il Papa crede nell’uomo, in ogni uomo, se non altro per quel suo essere ad immagine di Dio. Ed è a motivo di questa fede nell’uomo che Benedetto XVI segnala l’aborto come primo vulnus contro la pace: «Come si può, infatti, pensare di realizzare la pace, lo sviluppo integrale dei popoli o la stessa salvaguardia dell’ambiente, senza che sia tutelato il diritto alla vita dei più deboli, a cominciare dai nascituri?». E’ una domanda profondamente ragionevole, questa, davanti alla cui varrebbe almeno la pena di riflettere. No, il pregiudizio ideologico ha già stabilito che l’aborto è un diritto della donna e che la Chiesa lo condanna in nome della fede e non della ragione.
Poi il Papa – prima di toccare il tema dell’economia e del lavoro – parla del matrimonio: «Anche la struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale. Questi principi – ricorda il Papa nel suo messaggio – non sono verità di fede, né sono solo una derivazione del diritto alla libertà religiosa. Essi sono inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa. Tale azione è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi, perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace. E qui il nostro cattolico adulto – sto parlando di Nichi Vendola – si sente toccato nel vivo e si lascia andare al suo commento salace, che però commenta qualcosa che Benedetto XVI non ha scritto, e fa riferimento ad una condanna delle persone omosessuali che il Papa non ha espresso. «L’omofobia è una fabbrica di intolleranza e di violenza. Perché far finta di nulla? Perché chiudersi a riccio nella difesa dei propri dogmi? Non siamo chiamati a costruire quella convivialità delle differenze che ci educa alla pace e alla libertà?», si chiede il presidente di Sinistra Ecologia Libertà.
Ecco uno che non sa leggere, che sa leggere prima (pregiudizio) e dietro (ideologia), ma non sa leggere dentro (intelligenza). Anzi attacca il Papa, tacciandolo di errore: «Vorrei chiedere alla Chiesa Cattolica – prosegue Nichi Vendola – perché questa fuga dal dialogo, dall’ascolto, dal confronto? In fondo anche gli inquilini del Sacro Soglio più volte hanno sbagliato nel corso della storia». Il Papa è dunque un reazionario, rifiuta il dialogo, e sostiene insegnamenti sbagliati che la storia cancellerà. E’ già successo: sta accadendo ancora con papa Ratzinger? Vendola pensa che sia così, ma si badi bene: sta accusando Benedetto XVI di qualcosa che egli non ha scritto. Basta leggere veramente per accorgersi che non c’è nessun attacco omofobico nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace.
E poi, dulcis in fundo, il cattolico adulto – è sempre lui, Nichi Vendola – allunga anche un suggerimento di preghiera a tutti quei cattolici – evidentemente meno adulti – che lo ascoltano e – ahimé – lo seguono anche: «Mi permetto – conclude Vendola – di citare il verso di una preghiera: Signore salvami dall’imperizia di chi salva i principi e uccide le persone…». Ora, chi ha letto – con intelligenza, s’intende – il messaggio del Papa, ha capito che Benedetto XVI non ce l’ha con le persone, ma sa altrettanto bene che nella storia degli uomini le «strutture naturali» vanno salvaguardate, altrimenti il loro smantellamento modifica il costume e trascina le persone in un vortice pericoloso. La difesa dei principi è importante quanto il rispetto delle persone.
Volete sapere – a mio modesto e, forse, ininfluente parere – qual è la differenza di statura tra Benedetto XVI e Nichi Vendola? L’uno sa leggere la storia e, quindi, per salvare l’uomo, grida alti i principi che ne garantiscono l’esistenza; l’altro non sa leggere i messaggi del Papa e, per salvare se stesso, getta il solito fango su quella istituzione di cui dice di fare parte. Io resto felicemente cattolico infante, e così spero di imparare a leggere anch’io…