In difesa del bue e dell’asinello…

Mi tocca difendere il bue e l’asinello. Non mi dispiace farlo, senonché li debbo difendere dal tentativo di toglierli dal presepe messo in atto da “Popotus”, il periodico per bambini allegato al quotidiano cattolico “Avvenire”. Il colpevole, poi, sarebbe Benedetto XVI, il quale nel libro sui Vangeli dell’infanzia appena pubblicato avrebbe sentenziato che il bue e l’asinello non c’erano a Betlemme. Il condizionale è d’obbligo. Ho proprio letto in questi giorni le parole che il volume del Papa dedica al bue e all’asinello (sono le pagine 82-83 dell’edizione italiana). Egli non dice affatto che il bue e l’asinello non c’erano, dice semplicemente che «nel Vangelo non si parla qui di animali». Ma aggiunge subito che «la meditazione guidata dalla fede, leggendo l’Antico e il Nuovo Testamento collegati tra loro, ha ben presto colmato questa lacuna». E spiega il rinvio ad un testo del profeta Isaia (1,3) in cui i due animali vengono nominati come presenti vicino alla greppia del loro Signore e come diventino poi il simbolo dei due popoli, i Giudei ed i Gentili. E conclude: «Nessuna raffigurazione del presepe rinuncerà al bue e all’asino». Quindi, l’autore di quell’articolo per bambini sul presepe (quello giusto, sentenzia lui…) non si sa bene quale libro del Papa abbia letto. Comprendo che non sia facile spiegare ai bambini il simbolismo fondato sul testo di Isaia, ma allora perché non lasciare andare le cose come vanno da parecchi secoli, senza voler per forza fare i saputi razionalisti?

Il problema è più profondo di quel che si pensi, e riguarda la percezione del Natale cristiano. Sappiamo bene che Natale arriva e rischia di non esserci spazio per il Festeggiato. Ora, deve essere chiaro che è Natale solo perché è nato Gesù, solo perché nasce Gesù. Gli altri motivi sono dei derivati, belli, simpatici e anche auspicabili, ma valgono poco senza l’essenziale. In questi anni assistiamo a molteplici maldestri tentativi di impoverire il Natale nel suo significato cristiano per ridurlo ad una festa d’inverno o ad una festa della luce. Bisogna rimettere al centro Gesù, almeno nelle nostre comunità. Bisogna tornare all’essenziale del Natale cristiano, e da questo punto di vista il libro che ci ha regalato papa Ratzinger è uno strumento di ritorno alle origini e alla sobria ricchezza dei racconti evangelici contenuti nei primi due capitoli di Matteo e di Luca. Ma attenti al rischio del “sola Scriptura” – di protestantica memoria – che crea solo assurdi fondamentalismi. Il Natale, infatti, è il prodotto della Scrittura e della Tradizione bimillenaria della Chiesa. Demitizzare non equivale mai a disumanizzare. Il Natale è la festa dell’Incarnazione, ma è anche una festa incarnata. Milioni di cristiani (qualcuno di intelligente ci sarà pur stato!) hanno depositato immagini, riflessioni, racconti, poesie in libri e opere d’arte, regalando intuizioni e messaggi che hanno attraversato fecondamente i secoli. Buttare via tutto ciò che non si trova nei Vangeli canonici per il gusto di carpire l’essenziale del Natale è operazione alquanto maldestra, soprattutto se a farla sono quanti vogliono mettersi al servizio di una sana pedagogia cristiana. Infatti, se c’è una freddezza che nasce dal negare la scena del Natale al Festeggiato, ce n’è una ancora più pungente che consiste dal lasciarlo solo, filologicamente puro,  protetto perfettamente da quelle concrezioni, che però sono tipiche della natura umana, quella medesima natura umana che Egli, Dio, ha voluto pienamente assumere.

E poi, anche Babbo Natale trova sempre più avvocati difensori persino tra i vescovi – e la cosa, sia chiaro, non mi dà fastidio più di tanto – ma, allora, perché prendersela con il bue e l’asinello? Se sulla scenografia del Natale c’è posto anche per il rubizzo signore che porta i regali – che all’origine è stato un vescovo anche lui! – perché mai nel presepe i nostri bambini non dovrebbero mettere il bue e l’asinello?

Vedi la ripresa di questo post in un articolo di Anna Campaniello, apparso sul “Corriere di Como” di domenica 9 dicembre 2012.

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One thought on “In difesa del bue e dell’asinello…

  1. Nel nord dell’Europa il 6 dicembre sulle strade ci sono ancora delle buone possibilità di incontrare un San Nicola con tanto di asinello e aiutante, pronto a indagare sulle buone e cattive azioni dei bambini, per retribuirli dopo con mandarini, spagnolette oppure con una fascina. Nei negozi si vendono delle Natività senza bue e senza asinello, mentre alcune capanne sono già comprensive di bue ed asinello. E’ davvero un mistero il Natale al giorno d’oggi…

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