«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle». C’è qualcuno – i Magi – che arriva alla fine delle feste di Natale, che quel segno nel cielo lo ha visto e si è messo in cammino, con la tenacia di un lungo viaggio. Oggi, nella prima domenica di Avvento di un nuovo anno liturgico, anche noi vogliamo metterci in cammino, ascoltando l’appello che il Vangelo ci rivolge: «Vegliate in ogni momento pregando». In questo anno siamo stati invitati ad aprire una porta importante della nostra vita, una porta che purtroppo rimane spesso chiusa, la porta della fede. Aprire la porta della fede significa aprire la porta a Gesù che viene. E sarà questo che ci ricorderemo a vicenda nelle domeniche di Avvento, ogni volta aprendo quest’unica porta con un nome diverso. Oggi è la porta della luce.
Abbiamo bisogno di luce, in un mondo che è già opaco di suo e che ci dipingono ancora più buio di quanto esso sia. Le parole che abbiamo ascoltato iniziano descrivendo segni nel cielo ma poi proseguono dicendo che «sulla terra c’è angoscia di popoli in ansia… mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra». Sembra di ascoltare – nel linguaggio apocalittico usato da Gesù – l’esordio dei nostri telegiornali, così capaci di amplificare le preoccupazioni, di ingigantire i problemi, di vomitarci addosso tutto il male che c’è nel mondo e le malefatte degli uomini, tenendoci nascosti però i miracoli quotidiani che il bene continua a compiere senza quel fragore che piace tanto al nostro mondo. Abbiamo dunque bisogno che qualcuno accenda una luce dietro una porta, così che, aprendola, ci si spalanchi davanti un cammino di impegno e speranza, di preghiera e di attesa operosa. Questo fa la Chiesa nell’aurora di un nuovo anno, lanciato subito verso un centro di incomparabile novità, la nascita di Dio in mezzo a noi. Il Fatto verso cui ci incamminiamo non è come quelli che ingolfano le nostre paure, e la luce – già accesa dietro la porta che oggi apriamo – ci permette di trovare da subito energia, forza, calore, speranza. Ci regala un orientamento in mezzo alle mille insicurezze che la nostra vita sperimenta. Oltrepassiamo allora questa prima porta dell’Avvento e lasciamoci avvolgere da questa luce.
Cerchiamola nelle persone a noi vicine, quelle che condividono gran parte del nostro tempo e con cui intessiamo rapporti personali più familiari ed intensi: l’Avvento sia l’occasione di stemperare le tensioni, di saper guardare con occhi diversi anche le fratture che spesso si consumano dentro le mura di casa, di trovare risorse segrete per riportare sprazzi di sorriso e di serenità. Cerchiamo questa luce dell’Avvento nelle persone che incontriamo nelle occasioni di lavoro o di studio, persone con cui condividiamo magari un tempo distratto, funzionale a cose da fare: valorizzare ogni attimo delle nostre giornate, mettendo serietà e simpatia in ogni incontro, è il modo di creare un clima più sereno e disteso per tutti. Non di rado il Signore passa, nascosto in eventi e persone che noi non degniamo di uno sguardo attento e profondo. L’attesa non è un semplice aspettare qualcosa o qualcuno di cui conosciamo già tutto e di cui già abbiamo definito le dimensioni. L’attesa ha sempre una componente di mistero e di svelamento e l’Atteso è Qualcuno in grado di generare il nostro stupore, non banalmente uno dai contorni definiti che abbiamo aspettato. Ecco perché è importante che questo tempo benedetto che prepara il Natale sia un tempo di incontri reali, veri, scavati nella carne. Incontro di volti, strette di mani, parole scambiate con gli occhi. Il nostro mondo ci ha abituati ad una indigestione di incontri virtuali, chat, parole digitate in serie, addirittura sigle smozzicate gettate dentro una rete gigantesca eppure proprio per questo anonima. Privilegiamo l’incontro che sta dietro una porta aperta e una luce accesa. Anche l’incontro con Dio.
Preghiamo con le bellissime parole di sant’Anselmo: «Signore tu sei il mio Dio, tu sei il mio Signore e io non ti ho mai visto. Tu mi hai creato e ricreato, mi hai donato tutti i miei beni e io ancora non ti conosco. Io sono stato creato per vederti e ancora non ho fatto ciò per cui sono stato creato… Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti, che io ti trovi amandoti e ti ami trovandoti».
Ma siamo sicuri di potercela fare ?Solo Lei riesce a dipingere delle situazioni familiari e non, idilliache e gioiose, mentre io devo cercare una spugnetta che gratta via le incrostazioni mentali dei personaggi che mi circondano i quali non faranno mai entrare la luce dell’Avvento nelle loro vite. Siamo nella Novena all’Immacolata, solo Maria potrà aiutarci a essere salvatori assieme a Gesù, di tutti i nostri fratelli. Ave Maria, piena di grazia…..