C’è sempre tanto futuro nel nostro dibattere sul presente. E poco passato. Lo conosciamo poco e lo snobbiamo pure. Invece è l’unica realtà che possiamo davvero utilizzare per costruire il presente e per plasmare il futuro. Un’immagine che io uso spesso – anche quando dentro la Chiesa si odono quegli strampalati inni al futuro che, spesso, sono fondati sul nulla e mirano solo a qualche applauso emotivo – è quella dei vogatori, che vanno avanti dando la schiena al futuro e vedendo solo il passato. Nella storia è così che si va avanti, e certo la conoscenza storica abbisogna di una sua rigorosa metodologia per non ridursi anch’essa a manipolazione dei fatti in nome di una ideologia preconcetta. Il cristianesimo è un fenomeno storico, perché questa religione basa tutto sull’incarnazione di Dio. Da questo punto di vista nulla è più lontano del cristianesimo da quella forma di spiritualismo disincarnato con cui lo si vorrebbe rappresentare nel panorama religioso dell’umanità. La tesi storiografica del sociologo americano Rodney Stark – docente di Scienze Sociali presso la Baylor University in Texas e autore di numerose pubblicazioni tradotte in italiano dall’editore Lindau – è che il cristianesimo, nato come piccolo movimento attorno a Gesù, abbia trionfato nel mondo, divenendo la religione più diffusa, per motivazioni che sono sociologicamente e storicamente misurabili e non per colpi di bacchetta magica. La storicità del cristianesimo non è terminata con l’ascensione al cielo di Gesù, anzi da lì in poi ha avuto come regista uno Spirito molteplicemente incarnato, che si è mosso secondo le leggi della storia e non secondo improbabili mozioni soprannaturali. L’incarnazione ha più volte accelerato o rallentato nel corso di questi due millenni di storia cristiana, ma il pedale non è stato pigiato da un fantasma o da uno spirito svolazzante, ma dagli uomini e dalle donne che hanno ingrossato le fila del “Movimento di Gesù”, come lo chiama Rodney Stark, in sempre più numerose e più grandi “congregazioni” diffuse prima nell’impero romano e poi nel mondo intero.
Tre i grandi cambiamenti che il sociologo americano identifica in questo percorso: il concilio di Gerusalemme (attorno all’anno 50), in cui fu concessa a Paolo l’autorità di convertire i gentili senza che questi dovessero diventare ebrei osservanti, evento che permise al cristianesimo di non essere una delle tante sette ebraiche; la conversione di Costantino, che Stark legge in negativo come un coinvolgimento politico che «pose le basi di un’intollerante Chiesa monopolista responsabile di secoli di negligenza, seguiti da secoli di brutali cacce alle eresie e di conflitti»; le riforme del XVI secolo che «a lungo andare ripararono molti dei danni causati al cristianesimo da Costantino». Questa sintesi forzosa di un volume che – con notazione e bibliografia – supera le 600 pagine, rischia di mettere in ombra la dettagliata analisi dei «momenti trainanti del viaggio cristiano», di cui il volume è intessuto. Rodney Stark rende ragione – ed è una ragione storicamente fondata – di un mucchio di falsificazioni ed errori che ci sono stati e continuano ad essere propinati nell’insegnamento tradizionale, succube spesso di una lettura ideologica e preconcetta. Ad esempio, quell’idea assai diffusa che il cristianesimo trovò i suoi adepti tra gli schiavi e le classi povere romane: invece, furono proprio membri delle classi privilegiate che il cristianesimo attrasse a sé. Oppure il ruolo giocato dalle donne, che erano molto più numerose degli uomini nelle comunità cristiane, perché nel messaggio di Gesù e nella Chiesa trovavano un ruolo che né il paganesimo né l’ebraismo davano loro, ma soprattutto perché la mortalità – anche femminile – era più bassa tra i cristiani grazie alla legge della misericordia e della carità che regnava nelle comunità. A proposito, il paganesimo non fu brutalmente represso da un cristianesimo intollerante, ma sopravvisse sino ad oggi ed è ancora praticato in vari circoli New Age ed esoterici. Altri punti nodali del volume sono la scomparsa del cristianesimo ad opera della persecuzione islamica in Africa del nord e in Asia, il fenomeno religioso delle Crociate, il rinascimento medievale (altro che “secoli bui”!), la nascita della scienza proprio grazie al cristianesimo che diffondeva l’idea di un mondo creato, la vera entità persecutoria dell’Inquisizione spagnola.
Il libro di Stark, pubblicato in traduzione italiana dall’editore torinese Lindau, s’aggiunge agli altri già presenti in catalogo, e s’offre ad una lettura piacevole e ricca di informazioni, con un apparato bibliografico veramente notevole. Il metodo di Rodney Stark è proprio quello di un confronto con gli studi più recenti e accreditati, fondato però su una ricostruzione accurata dei contesti sociali ed economici in cui vissero ed operarono i protagonisti della storia cristiana. Pagina dopo pagina ci si aprono mondi diversi, stanze di una casa che il cristianesimo, il “movimento di Gesù”, ha voluto abitare. Con successo, sembra di capire.