Halloween: non di una zucca vuota hanno bisogno i nostri ragazzi…

Anche quest’anno arriva Halloween. C’è pure una perturbazione che porta il suo nome e che raggiungerà oggi l’Italia. Ma il vero turbamento lo ha ormai generato quella operazione commerciale che, piano piano, è diventata grimaldello per scardinare una tradizione e sostituirla con una pagliacciata senza senso. Lo scrissi un anno fa sul Corriere di Como (30 ottobre 2011) e mi pare che quelle parole siano ancora attuali, per cui le riporto qui integralmente.

«La Chiesa ce l’ha con Halloween, perché le porta via i bambini!». Frase un po’ risentita di genitore post-moderno, che si sta preparando a celebrare con i propri figli – e poi magari con gli amici – la festa della vigilia dei Santi usando l’armamentario di zucche, cadaverini, streghe e «dolcetto o scherzetto». Sarei quasi d’accordo con lui, nel senso che Halloween porta via i bambini, ma non alla Chiesa. Li porta via e basta. Li distrae, nel senso che li conduce lontano dal centro, in una periferia fatta di macabro, di occulto e di superstizione, di cui onestamente non hanno proprio bisogno. La mia preoccupazione, quindi, è prettamente educativa. Non sto a discutere se Halloween abbia diritto di cittadinanza come festa celtica antichissima: non vorrei proprio che qualcuno mi accusasse di non riconoscere la libertà religiosa! Solo che un conto è l’Halloween che si è imbarcata dall’Irlanda per gli Stati Uniti, ben altra è la versione americanizzata della festa che è tornata qualche anno fa in Europa. Una prima questione sta proprio qui: questa festa è solo commerciale, ha perduto ogni riferimento culturale o religioso (del resto la festa All Hallow’s Eve, cioè, “vigilia di tutti i Santi” già nel nome deriva dalla celebrazione cristiana che, almeno dal 731, è collocata al 1° novembre) e si inserisce in quel carnevale generalizzato che, tra l’altro, ha fatto scemare anche il piacere del divertimento e della trasgressione, che aveva senso “semel in anno” e non sempre. Recuperare il significato della festa celtica ci porterebbe a dover scoperchiare il profondo sostrato cristiano legato alla solennità dei Santi e alla Commemorazione dei fedeli defunti, ma tale operazione – questa sì veramente culturale – non interessa nessuno, meno che meno i gestori dell’educazione. E qui s’innesta una seconda questione, che riguarda la scuola e gli insegnanti. Normale che Halloween entusiasmi chi con questa festa ci fa i soldi. Ma perché tanto interesse da parte di chi avrebbe il dovere di valorizzare ben altre tradizioni culturali e religiose per introdurre i ragazzi nel mistero della vita e della morte? D’accordo, è faticoso distillare l’insegnamento cristiano su temi così delicati e renderlo adatto alla mente e al cuore dei bambini. Più comodo organizzare festicciole con il materiale già preconfezionato dall’industria del divertimento! Si dice che non è il caso che i bambini sentano parlare della morte o vadano al cimitero – e questo è pedagogicamente falso – ma poi li si butta dentro il teatrino del macabro, in un vortice di ridicolaggini, di scherzi e di paura. La celebrazione di Halloween, dunque, è semplicemente un’occasione educativa mancata. Il problema non è della Chiesa. È un problema della ragione, perché Halloween è l’ennesima zucca vuota, piena di ombre. E, invece, oggi, i nostri ragazzi hanno bisogno sì di una lanterna, ma soprattutto di qualcuno che gliela tenga davanti agli occhi, illuminando il cammino con una visione pienamente umana ed un messaggio di speranza.

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2 thoughts on “Halloween: non di una zucca vuota hanno bisogno i nostri ragazzi…

  1. Buon giorno Don Agostino,

    come sempre, da quando ho avuto modo di conoscere questo blog, leggo con piacere ed interesse i Suoi commenti. Difficile non condividere quanto da Lei esposto. Tuttavia, probabilmente a causa delle mie radici non strettamente cattoliche nè italiane (in realtà mi riconosco in entrambe le definizioni per scelta più che per ereditarietà), non riesco a condividere fino in fondo le modalità con cui viene esposto il rifiuto della festività di Halloween.

    In realtà anche questo evento, come quasi tutto nel mondo odierno, è stato snaturato, svestito del proprio significato originale e mercificato, perchè tutto deve avere un prezzo, possibilmente non un valore, nel mondo omologato della globalizzazione imposta dai moloch della finanza e subita in modo più o meno consapevole dalla massa compiancente di noi sonnolente similbovidi scimmie evolute. Affermo tale definizione con fastidiosa consapevolezza, non con rancore.

    Ho trovato molto interessante l’approccio che invece ha all’argomento il sempre ottimo Padre Ugo Sartorio, direttore del Messaggero di Sant’Antonio, che ha pubblicato quanto segue nel numero dello scorso Novembre 2011. La ringrazio per l’opportunità che mi concede di condividerne con Lei la lettura – apprezzerò come sempre il Suo commento.

    “Da alcuni anni ricevo missive di lettori che mi invitano a intervenire con durezza nei confronti della festa neopagana di Halloween. Verrebbe a minare la festa cristiana di Ognissanti – tra le più partecipate dalla gente, anche per il suo stretto legame con il giorno e il culto dei defunti, che tenderebbe a sostituire con truci e scheletriche maschere e zucche vuote. Le origini di Halloween vanno cercate nella festa celtica di Samhain: letteralmente fine dell’estate. In Irlanda, territorio non colonizzato dai romani,
    questa e altre feste sono sopravvissute a lungo e ancora oggi lasciano traccia. Sappiamo che i celti dividevano l’anno in quattro parti e con
    Samhain, il primo novembre, aveva inizio la stagione invernale nonché il nuovo anno, comunque un periodo difficile (per il freddo e la carenza di cibo) che i più deboli non avrebbero probabilmente superato.
    Si accendevano così dei fuochi da cui ogni famiglia, in modo propiziatorio,
    prendeva il <nuovo fuoco» da custodire in casa. Inoltre era diffusa la credenza che le anime di coloro che erano morti nel corso dell'anno avessero per una notte accesso al mondo dei vivi: per guidarle sulla via del ritorno, si accendevano candele, torce, piccoli fuochi sulle finestre delle abitazioni, luogo nel quale si lasciava anche del cibo in segno di benvenuto.
    E curioso notare come da queste premesse lontane si afferma, a partire dalle Chiese cristiane, del Nord Europa, la festa di Tutti i Santi, in pratica un'evidente cristianizzazione di Samhain.
    A metà del IX secolo essa è accolta ufficialmente da tutta la cristianità, mentre, a partire dal 998, viene istituita la Commemorazione dei defunti. Intanto la festa di Halloween (storpiatura dell'inglese All Hallows' Eve: vigilia di tutti i santi) passa dall'Irlanda all'America del Nord.
    Qui si commercializza – per cui già dal 1910 le fabbriche americane realizzano a pieno ritmo prodotti legati alla festa – , e invece di riflettere,
    come all'origine, una solidarietà buona tra il mondo dei vivi e dei morti, assume sempre più tratti macabri che sfiorano l'horror. I bambini, che nei film americani intimano trick-or-treat e in Italia «dolcetto o scherzetto», solo a partire dagli anni Cinquanta sono coinvolti nella festa, prima riservata ai soli adulti. Dunque, Halloween a stelle e a strisce diventa la notte di zucche, streghe, gatti neri, mostri e fantasmi, una sorta di ritorno – in tono minore e con grande superficialità – all'antica festa celtica di Samhain. Dopo essere stata cristianizzata, attraverso una lenta metamorfosi, la vigilia del capodanno celtico avrebbe assunto espliciti tratti anticristiani. Assolutamente vero e da riprovare, anche se sono convinto che lanciare crociate contro Halloween – soprattutto quando i soggetti coinvolti hanno un orizzonte
    culturale privo di alfabeto religioso – non sia produttivo di comportamenti alternativi.
    Se purtroppo soggettivismo e sincretismo qualificano in modo massiccio gli atteggiamenti religiosi contemporanei, è necessario educare in profondità, offrire più larghi orizzonti, anche mostrando che questi sono abitabili e non
    penalizzanti l'espressione della soggettività, alla quale offrono invece unificazione. Nel nostro caso si tratta di aiutare, soprattutto i giovani e i ragazzi, a sentire benevolmente vicini i defunti, offrendo una concezione corretta e armonica (che non significa addolcita) della morte. I defunti, «godendo della vita immortale, ci proteggono nel cammino verso il Regno» (santa Messa di Ognissanti). Impariamo nuovi stili educativi e nuovi linguaggi dal mistero che celebriamo."

    • Sono d’accordo con padre Sartorio, quando egli parla di una festività antica con radici culturali e religiose, che il cristianesimo ha fatto propria. Del resto è successo così anche con il Natale, festa pagana del Sol invictus che calzava a pennello con Gesù, Oriens ex alto, e che i cristiani hanno fatta propria a partire dal quarto secolo, E non v’è nulla di cui scandalizzarsi: il cristianesimo è messaggio che s’incarna e trova il suo terremo di diffusione nella storia e nella cultura degli uomini che incontra. Il problema non è affatto la festa celtica di Samhain cristianizzata in Ognissanti – festa che aveva un suo significato assai nobile – ma è quanto ritornato in Europa dall’America, una festa (ma forse solo una baldoria) che manca di ogni appiglio culturale e che è stata introdotta con lo scopo – non certo manifesto, ma difficilmente negabile – di sovrapporsi ad una tradizione cristiana per svuotarla dall’interno. Giusto anche il taglio educativo dato da padre Sartorio – che pure io avevo dato al mio articolo di un anno fa – . Non è scandaloso che qualcuno cerchi di sostituire Santi e Morti con il carnevale di Halloween. E’ più preoccupante che si faccia assai poco per aggiornare l’acculturamento delle nuove generazioni al tema della santità e a quello della morte che è così bene rappresentato dalle festività dei Santi e dei Morti. Il rischio è quello di trovare gli educatori cristiani con le braccia allargate in stile dimissionario, come a dire: “Ormai li abbiamo persi… Ormai c’è Halloween”. Qualche anno fa in una scuola di Como una maestra fu costretta a sostituire in una canzone natalizia “Gesù” con “virtù” per un non meglio precisato rispetto verso i non cristiani presenti nella classe. Invece questa è solo confusione, è negazione di una identità storica. Se al posto di Ognissanti ritornasse il Samhain celtico, sarei meno preoccupato: ci sarebbe comunque un significato. Ciò che mi fa paura sono due cose: il “vuoto” di questo preteso “nuovo” che viene al posto del “vecchio”, e la deriva educativa di chi dovrebbe ingegnarsi a rendere sempre più “pieno” e “nuovo” quel “vecchio” che poi tanto vecchio non è… A me fa paura il cristianesimo rassegnato.

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