Corsivo. Ma quale «tredicesimo apostolo»?

Ma quanti erano gli apostoli? Dodici. La domanda avrebbe fruttato pochi soldi anche al “Milionario” perché è troppo semplice. Proprio per questo uno può essere attirato se in televisione danno “Il tredicesimo apostolo”. Già. Da dove spunta questo tredicesimo seguace di Gesù? Quanto basta per alzare lo share della fiction, che, pur lottando in prima serata con una partita di Coppa Italia, ha stravinto il confronto.

Gli ingredienti per il successo di telespettatori ci sono tutti. C’è un prete, ma non un prete noioso, che dice la Messa e fa il pastore d’anime in una parrocchia. No, uno atletico e moderno, ed è lui il protagonista in positivo. Al suo fianco, quale prima attrice, c’è una psicologa agnostica, naturalmente una donna affascinante. Chissà, forse i due s’incontrano e… s’innamorano. Che cosa c’è di più romantico? E poi l’intrigo amoroso è fondamentale: “Uccelli di rovo” insegna…

Ma deve esserci anche un tema sufficientemente serio, e in questo caso è il rapporto tra scienza e fede a stare sullo sfondo. Certo non si può pretendere da una fiction che l’argomento sia affrontato con un profilo troppo elevato, per cui se ne sceglie uno sufficientemente basso, e ci si ferma alla presunta scienza o alla fede nei fenomeni paranormali.

La trama, infine, ruota tutta attorno ad un perno ideologico di sicuro successo: la Chiesa cattolica romana – quella del Papa, per intenderci – ha sicuramente tenuto nascosto qualcosa circa le sue origini e le pieghe della sua storia, e si tratta di qualcosa che, invece, è decisivo per comprenderne la natura illiberale con cui ottenebra il lume della ragione. Per fortuna la fiction toglie questo mistero dal suo segreto e ce lo svela, finalmente, così ritorniamo tutti più liberi! Il protagonista è, infatti, un Indiana Jones dell’occulto, un prete che dubita di quanto gli dice la sua fede, che si mette in rotta di collisione con l’istituzione. Gli viene contrapposto – come figura negativa – un altro prete, segretario della Congregazione della Verità (che non esiste, perché nella Chiesa c’è solo quella che salvaguarda la fede), il quale è invece – l’avremmo scommesso – antipatico e bigotto oltre che capace di ogni nefandezza pur di raggiungere il suo scopo.

Sia chiaro. Personaggi simili – pur se non così caricaturali – esistono nella santa Chiesa di Dio pellegrina sulla terra. Ma non stanno necessariamente su fronti opposti, e talvolta l’antipatico è bello e dubbioso, mentre il defensor fidei è atletico e moderno. Insomma, le caricature ancora una volta servono a veicolare un’immagine distorta dell’esperienza della Chiesa. Non è detto che dietro un volto pacioso ci siano per forza la fede e l’intelligenza. La realtà, come al solito, è più creativa dello stereotipo della fiction

E che dire del «tredicesimo apostolo»? Quale sarà, alla fine, il lugubre mistero che la Chiesa ci ha tenuto nascosto per secoli? Non sappiamo se si farà riferimento alla trama del libro del biologo (ed ex monaco benedettino) francese Michel Benoit, che porta lo stesso nome: per lui il «tredicesimo apostolo», al termine del solito intrigo che nasce sul terreno di Esseni e Templari, è un misterioso discepolo prediletto da Gesù, presente all’Ultima Cena, successore predestinato del Cristo e latore di un segreto contenuto in una lettera.

Per la Chiesa cattolica il tredicesimo apostolo potrebbe essere o Mattia (che viene eletto al posto del traditore Giuda Iscariota) oppure Paolo, l’apostolo delle genti. Ma non è sicuramente ciò che ci verrà svelato al termine della fiction che viene trasmessa in queste settimane. Il mio consiglio? Non perdete tempo a guardarla, come se da essa derivasse chissà quale verità. È meglio affidarsi ai dodici apostoli, quelli sicuri. Ma poi, «dodici» non è il numero perfetto? E «tredici», invece, non porta forse… sfortuna?

5 thoughts on “Corsivo. Ma quale «tredicesimo apostolo»?

  1. guai a fare di una fiction un argomento di discussione agnostico-religiosa: è solo un film senza pretese di verità!!!

    • Certo, sono d’accordo con te, ed è esattamente quello che volevo suggerire: non c’è alcuna verità. Peccato che si insinui una certa veridicità e che qualcuno possa cadere nel tranello di trovarsi di fronte ad una ricostruzione storica. E’ accaduto con il Codice Da Vinci di Dan Brown, ed evidentemnte il filone letterario e cinematografico è redditizio.
      don Agostino

  2. Anzi… quasi sempre i preti – e i fedeli – “defensor” sono simpatici e allegri, al contrario di quelli moderni. Perchè sanno cosa sia vero e cosa no, perciò non si fanno troppi problemi a difendere quella che per la seconda categoria è una semplice opinione personale (quindi contestabile).

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