SEDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

«Di una cosa sola c’è bisogno». Con questa affermazione Gesù prende le distanze da una logica di vita oggi molto diffusa, secondo cui abbiamo continuamente bisogno di molte cose. La scena domestica nella casa di Betania ci mette di fronte a una donna, Marta, che si lamenta con Gesù di essere stata lasciata sola a servire, perché la sorella Maria è tutta presa dall’ascoltare.
Noi, che amiamo le scene in bianco e nero, abbiamo subito contrapposto le due sorelle, facendone le icone del fare e del contemplare, dell’azione e del silenzio. Senonché la parola di Gesù è perentoria: «Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Se la scenetta dovesse essere davvero una disfida tra gli attivi e i contemplativi, Gesù avrebbe parteggiato chiaramente per questi ultimi.
Ma non è così. Gesù non si sogna nemmeno di mettere in ombra l’azione e il servizio di Marta per esaltare l’ascolto e il silenzio di Maria. Solo mette il dito nella piaga dell’attività frenetica di Marta, e questa piaga si chiama affanno. Marta fa bene a servire ma non dovrebbe lamentarsi nel compiere un’azione così importante. Il problema è che è affannata e scontenta di quello che fa e così se la prende con la serenità che è dipinta sul volto di Maria in ascolto di Gesù. Detto con parole semplici, Marta è invidiosa della tranquillità di Maria e la sua lamentela a Gesù – «Dille che mi aiuti!» – nasconde un’altra richiesta, inesprimibile ma vera: «Aiutami ad avere la stessa serenità nell’affrontare la vita!».
Ecco, allora, il vero senso della risposta di Gesù, che sa leggere nel profondo del cuore di Marta questa sua domanda. La contrapposizione non è affatto tra Marta e Maria, ma tra ciò che Maria ha scelto e ciò che manca a Marta, tra l’affanno e l’agitazione per molte cose e l’unica cosa di cui c’è bisogno. Gesù non invita affatto Maria a non fare niente e a starsene tutto il tempo seduta ai suoi piedi, ma ricorda a Marta che sua sorella, rialzandosi, avrà la giusta energia per fare e servire con gioia. Proprio ciò che tante volte manca a noi, che siamo preda dello stesso affanno di Marta!
Mi ricordo che da giovane mia mamma diceva che non era d’accordo con Gesù nella casa di Betania, perchè se non ci fosse stata Marta chi avrebbe portato avanti le faccende di casa? Aveva interpretato male la scenetta, come una sfida tra gli attivi e i contemplativi. Scrive invece Don Agostino: ”Gesù non si sogna nemmeno di mettere in ombra l’azione e il servizio di Marta per esaltare l’ascolto e il silenzio di Maria”. Vuole solo avvertirci di non affrontare le attività quotidiane con frenesia ed affanno. Nel tempo postmoderno continuiamo a correre affannati dalle troppe attività non solo nei giorni feriali, ma anche nei giorni festivi, cadendo nella sempre più diffusa piaga dell’affanno! Gesù ci ricorda la sola cosa di cui c’è bisogno: la cosa che dà la serenità che è dipinta sul volto di Maria in ascolto di Lui…
Ciascuno di noi può essere come Maria: durante la Messa, quando Gesù è con noi con tutto sé stesso. Realmente presente con la sua persona e con la sua parola. Ogni domenica ( ogni giorno) Gesù vorrebbe parlare a noi , raccontarci quanto diceva a Maria. Proprio le stesse cose. Noi, gli occhi al suo volto, l’ attenzione alla sua presenza e alla sua parola.