La dignità dell’amore

SETTIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

Parole difficili anche solo da ascoltare, quelle del vangelo di oggi. Il nostro mondo corre sui binari di una giustizia che contempla almeno la possibilità del risentimento nei confronti dei nemici e la liceità a difendersi strenuamente dal male ricevuto.

L’amore non è certo proibito, ma non è contemplato, e viene anzi considerato come un segno di debolezza che la società non può permettersi, pena il diventare vulnerabile e l’esporre i più fragili alla sconfitta e alla sottomissione da parte dei violenti. Che cosa ne facciamo, allora, delle parole di Gesù? Le possiamo tenere come un invito paradossale ad un comportamento che, solo se fosse attuato da tutti, funzionerebbe e potrebbe rendere migliore l’intera società.

Già. Ma l’accoglienza universale di queste parole è un’utopia. E, in effetti, Gesù queste parole non le rivolge a tutti, ma solo ai suoi discepoli, a coloro cioè che hanno deciso di seguirlo. Rappresentano la via stretta e domandano una dose di coraggio, nel senso che chiedono di andare controcorrente.

Naturalmente l’amore dei nemici non comporta affatto la legalizzazione dell’inimicizia e nemmeno la giustificazione sociale del male che i nemici fanno, non solo a me, ma alle persone che amo e che magari sono deboli e indifese e che io soltanto posso tutelare. Amare il nemico significa non scendere a patti sul suo terreno, ma contrastare il male che egli fa con l’abnegazione di chi non intende usare il male come strumento di offesa e, anzi, è disposto alla benevolenza. Amare il nemico è pregare perché egli si ravveda. Ed è anche compiere ogni azione per spuntare la sua arma e impedirgli, se possibile, di continuare a essere nemico.

L’amore non è mai passività inerme e rinunciataria, anche quando perde la battaglia. Il paradosso del porgere l’altra guancia è indicativo proprio di una risposta attiva, di una provocazione che non cede di fronte alla violenza. La dignità personale che il Signore ci ha data va sempre difesa e l’unico strumento d’azione a 360 gradi è l’amore. Aveva dunque ragione sant’Agostino a dire: «Ama, e fa quello che vuoi».

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3 thoughts on “La dignità dell’amore

  1. Scrive Don Agostino: “L’amore non è mai passività inerme e rinunciataria, anche quando perde la battaglia. Il paradosso del porgere l’altra guancia è indicativo proprio di una risposta attiva, di una provocazione che non cede di fronte alla violenza.” Se vogliamo continuare ad essere discepoli di Gesù non possiamo essere dei rinunciatari, ma andare controcorrente in un mondo globalizzato che non risparmia quotidiane violenze ai più deboli, ai più fragili. Il porgere l’altra guancia è un paradosso usato da Gesù per indicarci la via dell’amore, che è la sola via che ci garantisce la dignità personale in un mondo che tenta in tutti i modi di mortificarla e persino di annullarla.

  2. Pagina davvero difficile. Forse non tutti hanno propriamente dei nemici, ma quasi tutti hanno a che fare con palesi ingiustizie nel lavoro, con scippi di eredità, con persone sgradevoli. Dobbiamo amare se vogliamo fare parte della famiglia di Gesù. E a volte subire di buon animo perché ”fare giustizia” (come sembrerebbe doveroso), rischia di amareggiare persone innocenti. Lasciar stare e voler bene in attesa che le situazioni cambino (e a volte, quasi miracolosamente cambiano), regalando a Dio ciò che ci hanno defraudato. Sul piano personale è possibile non considerare alcuno come un nemico. Più complesso relazionarsi con gli accadimenti storici, anche se passati. Non possiamo permetterci di discutere sulla sofferenza degli altri e scandalizzarci se non riescono ad amare e a perdonare. Ecco, la giustizia e il rispetto della dignità altrui non ci permettono di avere atteggiamenti irenici. È vero, a noi non è successo niente, ma il minimo che possiamo fare è portare con le vittime il peso della memoria.

  3. L’amore viene considerato un segno di debolezza dalla città terrena, è vero. Come scriveva Sant’Agostino ne “La Città di Dio”, in questa terra vivono mescolate tra di loro due città, quella di Dio e quella terrena. La lotta tra il bene e il male esisterà fino a che c’è l’uomo sulla terra per cui, chi crede in Dio, sarà continuamente messo alla prova, anche porgendo l’altra guancia e amando il proprio nemico come scritto in questo post.

    Un saluto

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