Come agnellini sul petto di Gesù…

BATTESIMO DEL SIGNORE – Anno C

L’immagine pastorale del profeta Isaia non corrisponde affatto all’attesa del popolo di cui ci parla l’evangelista Luca. In effetti, forse Giovanni Battista s’aspettava un altro Messia e Gesù assomiglia di più al personaggio di cui parla Isaia.

Ciò che è grave è che questa distanza tra l’attesa e la realtà continua ancora oggi per i cristiani del terzo millennio: l’immagine di Dio che abbiamo rischia di essere guidata dall’attesa di un intervento forte, potente, risolutivo, capace di rivoltare il mondo come un calzino, mentre duemila anni fa Gesù è venuto a mostrare un Dio diverso, che inaugura la sua missione terrena – dopo il preambolo della nascita a Betlemme e i trent’anni della vita nascosta a Nazaret – con un gesto mansueto come il battesimo nel Giordano.

Certo, «discese sopra di lui lo Spirito Santo» e «venne una voce dal cielo», ma si direbbe quasi una conferma a posteriori della sua divinità, mentre lì nell’acqua essa è come manifestata da una umanità scandalosamente povera e impotente. Giova, allora, ritornare all’immagine di Isaia, ed è questo un modo corretto per entrare come cristiani nel tempo ordinario. Dio in Gesù appare proprio come un pastore che «fa pascolare il gregge», come uno a cui stanno a cuore le sue pecore, tanto che «porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri». Questa mansuetudine del pastore, questo suo accondiscendere ai bisogni dei soggetti più fragili del suo gregge – i piccoli e le madri – e questo portare vicino al suo cuore il futuro stesso della sua vita di pastore rappresentato da quegli agnellini che ancora faticano a camminare, tutto ciò è un tratto che manca nella nostra immagine cristiana di Dio.

Lasciamo che il Crocifisso campeggi nei luoghi in cui viviamo, ma poi continuiamo a pregare un Dio che con quell’uomo crocifisso ha poco a che fare. Il battesimo ricevuto nel Giordano conduce Gesù, anch’egli come un agnellino sul petto del Padre, verso il suo destino. Anche noi, oggi, facendo memoria del nostro battesimo, ci sentiamo dolcemente condotti nei meandri della nostra vita piena di difficoltà.

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2 thoughts on “Come agnellini sul petto di Gesù…

  1. Eh sì, anche Giovanni si aspettava forse un Messia condottiero, in linea con le attese del popolo. In riva al Giordano lo accoglie come un cavaliere in veglia d’ armi, non come il cuginetto che lo fece danzare di gioia. Ed è vero, ancora oggi molti si immaginano un Dio energico, da cui si invocano interventi decisivi. Si chiedono miracoli; si chiede, si chiede. Invece tutto è iniziato per sovrabbondanza d’ amore ( la creazione) e continua con amore mite e indifeso. Dio non ordina, non sommuove; Dio ci accompagna discreto, così discreto che spesso ci si dimentica di Lui. Ha consegnato a noi le chiavi del regno ( questo in cui viviamo) e lascia che ciascuno di noi faccia quello che può, in libertà. Peccato che molto spesso si faccia, invece, quello che è più comodo. Il figlio di Dio è in mezzo a noi come un agnello ( sgozzato, dice l’altro Giovanni) dunque così disarmato da fare tenerezza. Risorto, ma con i segni della passione. Sangue e lacrime. E noi in quanto figli e fratelli dovremmo assomigliargli. Dovremmo.

  2. La mansuetudine di Gesù come pastore manca nella immagine di Dio che noi cristiani abbiamo nel tempo post-moderno. Attendiamo ancora un intervento forte e risolutivo nel tempo dell’epidemia e della mal governata globalizzazione. Non comprendiamo quel che scrive don Agostino: “Il battesimo ricevuto nel Giordano conduce Gesù, anch’egli come un agnellino sul petto del Padre, verso il suo destino.” Nell’attuale tempo di grave difficoltà possiamo ancora avere fiducia e sentirci agnelli condotti dolcemente da Gesù, il pastore mansueto.

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