«Nel mio nome»

VENTISEIESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

«Nel mio nome». C’è un’insistenza su questa condizione che rende possibile l’essere per Gesù da qualunque parte ci si trovi. Potrebbe sembrare facile realizzarla, ma non è così.

Per noi il nome è diventato un sinonimo di semplice formalità: quando fa comodo, appiccichiamo sopra le nostre parole o i nostri progetti un nome come una bandiera da far sventolare, ma è un nome che poi ha poco a che fare con la nostra vita reale. Per Gesù, invece, agire nel nome di qualcuno significa condividerne profondamente la logica.

Per usare una famosa immagine evangelica, si può anche non trovarsi nel recinto delle pecore di Gesù, ma essere in profonda sintonia con il buon pastore. Così come è possibile essere nel recinto da estranei che non condividono la logica di Gesù. Sant’Agostino a coloro che affollavano la basilica diceva: ce ne sono molti che sono qui ma che in realtà sono fuori dalla Chiesa, e molti che magari sono fuori da queste mura ma che sono dentro la Chiesa. La sua nozione di Chiesa era elastica, pensata più come una comunione misteriosa che una comunità misurabile.

Agire nel nome di Gesù, quindi, non significa continuare a ripeterne il nome o difendere l’integrità di un gruppo: solitamente quelli che fanno così sembrano i cristiani più bravi, ma in realtà sono soltanto sostenitori del proprio recinto. Essere nel nome di Gesù spalanca la vita e dà respiro alla Chiesa, perché permette di mettere in comune una logica – quella di Gesù, non la mia o la nostra – che può trovare sostenitori insperati anche fuori dai confini ristretti di un gruppo o di una comunità.

Certo, della logica di Gesù fa parte anche l’agire insieme, l’appartenere ad un’unica missione condividendo non solo il vangelo ma anche l’esistenza. Questo spiega perché qui troviamo una espressione – «chi non è contro di noi è per noi» – che sembra in contrasto con un’altra che pure troviamo sulla bocca di Gesù: «chi non è con me è contro di me». Il Vangelo è davvero aperto a tutti gli uomini, e richiede non tanto un timbro su un certificato, ma il coraggio di una adesione personale al nome di Gesù.

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2 thoughts on “«Nel mio nome»

  1. Magnifico. La conformità con Gesù ( la ” sostanza” del nome) delinea l’invisibile profilo della Chiesa, come sua famiglia. Davvero è la nostra vita quotidiana che dice il nostro essere di Cristo. È ,questa, ancora una volta, la sacralizzazione della vita, del tempo, dei gesti. Non più muri ( il tempio!!!!) ma quotidianità.

  2. Mi commuove la nozione di Sant’Agostino di una Chiesa “elastica”, pensata non come una comunione in un recinto misurabile, ma come una comunione estesa in un pascolo incommensurabile. Come scrive Don Agostino: ” Il Vangelo è davvero aperto a tutti gli uomini”. Non è per gruppi chiusi nei muri di una chiesa, ma è aperto a tutti gli uomini della terra che hanno il coraggio di avere una adesione personale e quotidiana a Gesù… Come scrive Anna Girola: “Non più muri (il tempio!!!) ma quotidianità”.

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