Corriere di Como, 21 settembre 2021

Talvolta le parole si assomigliano anche se basta una lettera a distanziare di molto i loro significati. Ad esempio, «fragrante» si dice di qualcosa che emana un buon odore (lo è il pane appena sfornato). «Flagrante» è qualcosa di luminoso, di chiaro, di manifesto (lo è un reato colto nel momento stesso in cui è compiuto). Attenti a non confondersi, dunque, anche se può esistere qualcosa che sia insieme fragrante e flagrante: penso ad un oggetto o ad un soggetto che gravita nel mondo della bellezza.
Un profumo è sicuramente fragrante, tanto è vero che si chiamano fragranze quei componenti che gli danno il suo caratteristico odore. Sino a qualche anno fa, si poteva dire che un profumo fosse anche flagrante, nel senso che era manifestamente da uomo o da donna. O meglio, chi lo aveva creato era convinto che quelle fragranze fossero le più adatte ad essere indossate da un uomo o da una donna, e i profumi si trovavano ben distinti sugli scaffali in due settori diversi del medesimo negozio. Sia chiaro che già allora niente impediva ad una donna di indossare un profumo maschile o viceversa. In un secondo tempo comparve il profumo unisex, soluzione commerciale che si crede capace di accontentare sia lui che lei. Ora si direbbe che siamo al passo successivo con la creazione di profumi nosex: la distinzione “da uomo” e “da donna” viene tolta dall’etichetta in nome di una totale fluidità gender.
Uno si affida esclusivamente alla scelta della fragranza preferita, senza lasciarsi influenzare da alcuna flagranza di genere maschile o femminile. Una immersione totale nel mondo degli odori senza più alcuna “luce” fuorviante che ti indirizzi su uno scaffale predefinito. Ti svegli ogni mattina, e non devi più nemmeno decidere se quel giorno vuoi essere donna o uomo – sai che fatica scegliere! – ma solo fidarti del tuo olfatto e indossare le nuove misture di fragranze finalmente prive di genere. Alla fiera della profumeria artistica che si è svolta nei giorni scorsi a Firenze molte delle aziende presenti hanno annunciato di muoversi di già in questa direzione.
Certo, in questo modo diventa più difficile trovare il profumo adatto per fare un regalo ad una persona che magari è ancora saldamente legata alla distinzione tradizionale – e forse ancora largamente maggioritaria – “pour homme” e “pour femme”. Se quella dicitura è assente dall’etichetta, il bacino di scelta diventa un mare immenso senza più l’indicazione di una rotta per attraversarlo.
Ma poi siamo così sicuri che il nostro olfatto sia asessuato? Siamo certi che la nostra percezione umana di una fragranza sia totalmente libera da ogni flagranza di genere maschile o femminile? Naturalmente la questione gender è molto più complessa rispetto a questo capitoletto sui profumi, in cui le scelte rischiano d’essere meramente commerciali.
Da un lato, anch’io mi sento piacevolmente intrigato dentro questo nuovo rimescolamento di fragranze non più etichettate, anche se l’ultimo profumo alla moda, per inebriante che sia, non mi fa dimenticare la direttrice su cui si è mossa l’umanità per millenni. Dall’altro lato, scherzosamente mi domando dove, nella nuova profumeria genderless, riuscirò a trovare il mio dopobarba che, in tutta flagranza, è senz’ombra di dubbio una fragranza di genere maschile.
Nel colpo di testa vi è una flagrante ironia