QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA – Anno B
Mentre i giudei rifiutano Gesù, alcuni greci vogliono vederlo. E Gesù mostra loro la croce. Il verbo “vedere” non indica una vaga curiosità: dice la volontà di superare le apparenze e di andare nella profondità delle cose e delle persone. Se vuoi vedere l’intimo di Gesù, ebbene, devi guardare la croce di Gesù. Tutte le parole dette da lui, in effetti, hanno al centro la croce, e non solo la parabola del chicco di grano, che pure rappresenta l’immagine più efficace di quel capovolgimento che la croce rende reale. Nella parabola del seme c’è uno sprofondamento nella terra che è preludio al germogliare di una pianta carica di vita. In mezzo c’è un turbamento, c’è una morte, l’apparente sconfitta dell’amore.
Gesù – lui che ci esorta a non provare turbamento – non teme di rimanere turbato lui stesso da questa parabola dell’amore che, per dare la vita, deve passare attraverso la morte. Ai greci, amanti della cultura, propone un’immagine agricola. Ai greci, che forse vorrebbero vedere la sua imperturbabilità, si mostra invece profondamente turbato. È un trionfo di umanità, appena scalfito dalla voce celeste che vuole come anticipare l’esito rigoglioso del seme marcito, la gloria della croce. Quello del chicco di grano non è solo il percorso di Gesù, il Figlio di Dio, ma è il percorso per noi, è l’unico percorso della vita. Attenti a non fraintendere Gesù, quando parla di vita perduta e di vita conservata: «Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna». Queste parole sono la trascrizione esistenziale della parabola del chicco di grano.
Non c’è nessun dualismo tra vita materiale e vita spirituale, tra vita terrena e vita eterna. È solo questione di due modi diversi di gestire l’unica vita che abbiamo: se la vivi conservandola per te, la perdi e la perdi tutta, quella di quaggiù e quella dell’aldilà; se invece la vivi donandola – come ha fatto Gesù – allora la salvi e la salvi tutta. Il percorso della Quaresima ci ha portati proprio qui, all’urgenza di questa decisione. Sull’orlo di un dono. Non è un precipizio, però, ma un innalzamento che attrae.
La vita è una sola; c‘è un prima e un poi…
Il Vangelo di Giovanni scivola velocemente verso quella compiuta manifestazione di Dio nel figlio che è la ” gloria” della croce. Tutto il Vangelo, fin dall’incipit, ne è la preparazione. È un dire e ribadire, come una luminosa partitura esistenziale. La vita donata è seme, la vita risorta è germoglio. L’oggi è il lievitare del domani; il presente è attesa e desiderio di un futuro certo. E infatti ogni oggi, in un giro di sole, diviene ieri e domani. Forse parlare di scansioni temporali ha senso in quanto siamo drammaticamente immersi nella storia. Il tempo di Dio dice solo espandersi e crescere verso la perfetta compiutezza.
Bello quanto scrive Anna: “Il tempo di Dio dice solo espandersi e crescere verso la perfetta compiutezza”. Io ho solo espresso il valido pensiero di padre Davide Maria Turoldo che non vi sia soluzione di continuità tra “un prima e un poi”. Posso però andare oltre e, come suggerisce don Agostino, percorrere la Quaresima decidendo di gestire l’unica vita che ho donandola e salvandola “tutta”. Devo fidarmi totalmente di Gesù, perchè è lui che tiene il filo della storia (a volte anche drammatica come in questa pandemia).