IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
La festa dell’Immacolata costituisce una sosta meravigliosa nella serie delle quattro domeniche di Avvento che ci conducono al Natale. È come quando, lungo il sentiero che sale verso la vetta, si raggiunge un pianoro da cui si gode già lo scorcio di quel punto di arrivo tanto agognato. La solennità odierna è il balcone da cui si vede il Natale in tutta la sua bellezza! Maria rappresenta, nella sua realtà di umile donna, la vetta dei nostri desideri, quella che san Paolo descrive con una espressione che tutti li comprende: «essere santi e immacolati». Maria è tutta santa e immacolata sin dal suo concepimento nel grembo materno, preservata da ogni macchia di peccato in previsione della morte di quel Figlio Gesù, che avrebbe trovato in lei una degna dimora. Maria è la «piena di grazia» – come la chiama l’angelo – ma tale pienezza non è fine a se stessa, è per una disponibilità piena al progetto di Dio, per un «eccomi» che la fa essere, non senza sacrificio, «la serva del Signore».
Maria è una creatura come noi e anche noi siamo stati «scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati». Guardando a Maria, allora, diventa chiaro anche il nostro percorso. La prima lettura ci ha presentato il modello di uomo e di donna da non seguire. È il modello in cui Dio ci cerca e noi ci nascondiamo. È il modello in cui Dio interpella la mia libertà e la mia responsabilità ed io la eludo, facendola rimbalzare via da me: l’uomo sulla donna, la donna sul serpente.
Quante volte si ripete questo dialogo primordiale: prima cerchiamo di incolpare qualcun altro, poi tiriamo in scena il male quasi volendo scusare la nostra adesione ad esso. Perdiamo così l’occasione di metterci, nudi, davanti a Dio che ci cerca e intraprendere quell’altro dialogo – quello della pagina evangelica – che vede protagonista una donna che non si nasconde, non palleggia ad altri la sua responsabilità, e sceglie liberamente di offrire se stessa per un cammino che Dio ha pensato per lei. Maria è grande proprio per la sua umiltà, per la sua arrendevolezza consapevole al progetto di Dio.
L’Immacolata Concezione è dogma della Chiesa Cattolica, proclamato da papa Pio IX nel 1854 in previsione della morte di quel Figlio Gesù, che avrebbe trovato in lei una degna dimora; non posso che aderirvi da umile cattolico. Faccio però una domanda, forse ingenua, a don Agostino: se la giovane Maria fosse stata consapevole dell’immacolato concepimento, sarebbe così sorprendente la sua disponibilità al progetto di Dio, il suo «eccomi» che la fa essere con sacrificio «la serva del Signore»?
Maria certamente non era consapevole del suo concepimento immacolato, ma non è da questo che dipende la sua disponibilità. Maria era stata colmata di grazia e questa grazia ha educato giorno per giorno la sua libertà. Dio per lei non era un estraneo ma uno di casa con cui viveva una intimità profonda: fu in questo terreno che attecchì il seme del suo “fiat”.
Già Duns Scoto, filosofo francescano, nei primissimi anni del ‘300, anticipò una riflessione su questo mistero in polemica con i domenicani. In Maria Dio espresse quella stessa gioia esplosa nella creazione: Maria è la nuova creatura che generando nell’umanità il proprio creatore ( così canta un’ antifona al termine di compieta) è la porta che permette la nostra rigenerazione. Gesù ci viene attraverso lei porta, pianta, arca… Lei è la meta cui tendiamo, perché anche a noi – rigenerati attraverso il battesimo, divenuti quindi simili a lei e costantemente sostenuti dalla grazia dei sacramenti – giungiamo là dove Lei ci ha preceduti. Meta che non sgomenta in quanto donna e madre.