VENTUNESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno A
La domanda che Gesù rivolge ai discepoli è sempre aperta. Conoscere i pareri che la gente ha su Gesù non è sufficiente. La domanda vera è rivolta a un voi, a un tu. Devi entrare in gioco, e magari rifiutare le dicerie su Gesù, andare oltre le immagini di copertina che cercano di ridurlo ad un aspetto interessante della sua personalità. Gesù ancora oggi è quello che ha detto Pietro: il Cristo, il Figlio del Dio vivente. C’è una dinamica importante in questa risposta. Riconoscere che Gesù è il Cristo è esprimere l’esaudimento di un desiderio, il compimento di un’attesa, quella del Messia. Pietro dice – a differenza della gente – che Gesù non è un passato che ritorna, un profeta, ma il futuro che si rende presente nella storia, il Messia.
È bello quello che dice Pietro. Dice a Gesù: tu sei il nostro desiderio realizzato. Ma aggiunge altro, che è ancora più importante: il Figlio del Dio vivente. Il Messia era desiderato come un inviato di Dio, ma dire che Gesù è Dio che vive nel suo Figlio esprime la consapevolezza di trovarsi di fronte a un di più rispetto al desiderio, a un dono dall’alto venuto a vivere qui in basso. Pietro dice a Gesù: tu sei un dono oltre ogni desiderio, tu sei il Messia che con la tua vita ci fai vedere il dono del Padre, ci fai vedere il Padre – Dio – come un dono. Forse Pietro, dicendo queste parole, non ne comprendeva appieno il senso. Sicuramente dovette in seguito capire che quel Messia, proprio perché Dio vivente, non era come desiderato e che il dono conteneva una sorpresa, non facile da accettare e da vivere. Ma da subito Pietro cambia, diventa pietra di fondamento.
Sapere chi è davvero Gesù ha senso se tu cambi, se la consapevolezza che c’è in te diventa inquietudine di vita, disponibilità a scombussolare le certezze. Pietro diventa il fondamento della grande avventura della Chiesa non perché è una roccia inattaccabile, anzi rimarrà fragile sino alla fine. Ma da quella confessione di fede, è chiamato a travasare il suo desiderio nel recipiente più ampio del dono di Dio. E questo vale anche per noi, oggi, che di quell’avventura siamo i continuatori…
Gesù è un dono che contiene la sorpresa difficile da accettare: la Croce.
Gesù ti fa cambiare, ti inquieta, ti scombussola le certezze. La Chiesa di Pietro non è, come a volte è stata ritenuta nella storia, una roccia inattaccabile; noi cristiani siamo fragili come vasi di creta, in cui gratuitamente entra il dono…
“Il figlio del Dio vivente”….. Un’affermazione che è come un grido di gioia, perché dice che l’immensità è qui tra noi. Era lì con Pietro, in un momento di illuminazione di fede, come in un abbraccio rassicurante di amore, è qui adesso con noi, desiderosi come bambini di trovare un senso all’esistenza. Dio Vivente, fuoco vivo, acqua viva, Parola vivente, si legge nelle scritture. Dopo la croce c’è ancora la Vita…. Questa è la fede di chi intende mettersi in gioco e credere nella Vita, in tutti i sensi, oltre ogni dolore, oltre la morte