VENTITREESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C
A volte le parole di Gesù ci raggiungono un po’ fastidiose. Queste, appena ascoltate e rivolte ad una folla numerosa che andava con lui, ci sembrano anche inopportune. Tanta gente viene con te, e tu con queste parole la allontani invece di tenertela vicina! Evidentemente a Gesù importa poco che tanta gente vada con lui: egli vuole essere seguito! Il brano evangelico di oggi, poi, ha uno sviluppo tutto particolare e ci sfugge la logica delle due parabole, che sembra essere in dissonanza con quanto Gesù dice all’inizio e alla fine. È come se fossimo al buio in una stanza e Gesù ci allungasse un paio di occhiali per vederci meglio: con o senza gli occhiali, al buio, non ci si vede comunque! Insomma, quelle due parabole sembrano non fare molta luce. Dice Gesù all’inizio: «Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo». Poi, quasi a voler spiegare questa sua richiesta racconta le due parabole, che possiamo chiamare del progetto intrapreso e portato a termine. E conclude, rafforzando il suo invito perentorio a seguirlo senza “se” e senza “ma”: «Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». Così come, caro Gesù? Nelle parabole non c’è alcuna rinuncia ai propri averi, anzi c’è proprio il calcolo ponderato e l’utilizzo di tutti i propri averi… Che cosa vogliono dire quelle due parabole, allora? Proviamo a raccontarle, tenendo fermo il perno attorno a cui ruotano – la prima parla di una costruzione, la seconda di un’impresa – ma cambiando i termini di confronto, perché oggi la costruzione di una torre o l’impresa di una guerra sono un po’ fuori moda. Nell’uno e nell’altro caso un personaggio intraprende un grande progetto e si siede per valutare le possibilità di riuscita. Il centro delle due parabole è esattamente questo calcolo. Ed è attorno al modo di calcolare che si gioca l’insegnamento di Gesù. Ogni giovane coppia che progetta di costruirsi una casa, deve anzitutto calcolare la «spesa» con precisione. E aggiungere al costo della costruzione le spese collegate (tasse, elettricità, riscaldamento, manutenzione, riparazioni, ecc.). Inoltre è importante valutare bene la possibilità di pagare, contando quanto si ha già e verificando l’ammontare del mutuo, compresi gli interessi e, soprattutto, se le entrate della coppia permettono di prevedere il rimborso in un tempo ragionevole. E ancora: vuoi lanciare un progetto di gruppo? Comincia a contare il numero delle persone delle quali puoi fidarti per realizzarlo, senza dimenticare di aggiungere i fondi disponibili (sovvenzioni, o altro), altrimenti lascia perdere… In breve, dobbiamo riconoscere che nei nostri calcoli umani, noi usiamo di solito il segno più (+) della calcolatrice. Per il discepolo del Vangelo è altrettanto necessario riflettere, pianificare, prevedere le possibilità di riuscita, calcolare con precisione. Ma ecco il punto: il successo della missione resta del tutto fuori della nostra portata; anche sommati con cura, i mezzi materiali e le risorse umane non basteranno mai. Per essere discepoli di Gesù bisogna certo calcolare, ma il tasto da pigiare è quello con il segno meno (-): staccarsi, liberarsi al massimo. La legge di Gesù è chiara: meno si ha, più aumenta la propria libertà. Gesù domanda a chi lo voglia seguire una giusta spoliazione, lo invita a saper distinguere tra i veri e falsi bisogni. Soprattutto sul piano affettivo. Una nota favola di La Fontaine può aiutarci a spiegare la giusta misura della spoliazione: «Un lupo, ormai ridotto a pelle e ossa, un giorno incontrò un mastino grasso e bello, che per distrazione s’era smarrito. Il lupo ha la pancia vuota. Il cane gli racconta che, invece, tutti i giorni gli danno un cibo scelto in un piatto, tutto per lui. Il lupo non crede alle sue orecchie. Si lecca i baffi. Ma all’improvviso si accorge di un particolare: il collo del cane è tutto spelacchiato. Era il segno della catena. Legato? Ah, questo no! Il lupo parte di corsa. Preferisce avere il ventre vuoto, ma conservare la sua libertà». Ogni persona, evidentemente, ha bisogno di vincoli affettivi gratificanti, e il Vangelo non ci chiede di diventare disumani! Bisogna certo restare legati con il cuore. Ma bisogna liberarsi da tutto ciò che ci lega il collo: i nostri peccati, i nostri beni materiali, e anche i nostri vincoli umani quando entrano troppo in concorrenza con Dio.