Corriere di Como, 3 settembre 2019
Era appena entrata nel supermercato per fare la spesa. Una donna di 74 anni accompagnata dal figlio è improvvisamente stramazzata a terra, colpita da un infarto fulminante che non le ha lasciato scampo. È accaduto sabato scorso in provincia di Torino. La vera notizia non è però la morte, ma l’indifferenza. Il corpo della donna coperto da un telo è rimasto a terra per oltre un’ora, in attesa che l’autorità giudiziaria desse il via libera per la rimozione del cadavere, e alcuni dipendenti del supermercato hanno provveduto a isolare con dei tavolini la zona ove è avvenuto il decesso, subito dopo la porta d’ingresso, vicino alle casse. Da parte sua l’azienda non ha ritenuto necessario chiudere il negozio. Qualcuno ha protestato per questa scelta, soprattutto tra il personale del supermercato, ma la maggior parte dei clienti ha continuato la sua spesa come se nulla fosse. Del resto, agire diversamente sarebbe stata un’operazione complicata dal punto di vista logistico, perché si sarebbe comunque dovuta dare la possibilità di uscire a chi aveva già riempito il carrello. Insomma, ognuno avrebbe avuto da spendere le sue ragioni e, alla fine, la decisione presa ha sicuramente accontentato la maggioranza dei soggetti, anche se è stata giustamente criticata da alcuni.
Questo fatto fa riflettere sugli automatismi che ormai si sono creati a garanzia delle libertà individuali e che sono difficilmente modificabili. Tutto è costruito per offrire agli individui la massima libertà d’azione, cercando di evitare il più possibile la conflittualità tra legittime e opposte tendenze, e comunque risolvendo gli immancabili dissidi con la regola democratica della maggioranza. Che, sia chiaro, non è sempre facilmente misurabile e talvolta è data per scontata o è addirittura manipolata. Mancano punti fermi, che vengano prima delle libertà individuali e che siano universalmente riconosciuti. Le tavole valoriali o anche semplicemente le regole sono sempre meno formulabili e, quindi, non c’è una qualsivoglia autorità morale che possa proporle dall’esterno visto che non sono più interiormente valorizzate.
Tornando al fatto, la morte tragica di una persona rischia, magari senza volerlo veramente, di essere solo uno spiacevole imprevisto nella routine della propria spesa quotidiana, e il rispetto che dovrebbe essere dato al dolore dei familiari della povera donna viene affidato ad un anonimo telo steso sopra il cadavere da poche mani pietose, mentre tutto intorno il trambusto della vita commerciale del supermercato continua imperterrito.
E questo è l’aspetto che più ci deve preoccupare: l’insinuarsi subdolo della disumanità tra le pieghe delle nostre intoccabili libertà. E la disumanità si nutre di quel cinismo che, a furia di indossarlo, diventa come una seconda pelle, una sorta di abitudine che si fa di giorno in giorno dogmatica e si protegge da ogni ripensamento.