Noi e Simon Pietro

TERZA DOMENICA DI PASQUA – Anno C

Avete mai visto uno che pesca, stando sulla riva, dopo aver rimandato in mare i pescatori sulla barca ritornata vuota dopo una lunga notte? Avete mai visto uno che domanda da mangiare e poi ha già il pane e il pesce per preparare un pasto proprio a coloro a cui aveva domandato da mangiare? Sono due particolari di questa storia della «terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli dopo essere risorto dai morti». Il capitolo 21 del vangelo di Giovanni si conclude con un imperativo – «Seguimi» – che sembra riportare indietro la vicenda del pescatore Pietro di qualche anno: aveva già lasciato tutto per seguire Gesù, ora il Risorto gli riconferma la stessa richiesta, anche se era avvenuto qualcosa che sembrava aver rotto proprio quel «seguire», qualcosa di grave che lo aveva smentito. Pietro – ce lo ricordiamo – aveva seguito Gesù da lontano quando egli era stato arrestato e per tre volte aveva finto di non conoscerlo. In effetti, i pescatori divenuti apostoli ricompaiono sulla scena e sono tornati… pescatori. È come se Gesù risorto dovesse ritessere la tela, ricominciare da capo. Dodici? No, solo undici, perché Giuda aveva tradito. No, solo sette in questa scena bellissima che Giovanni ci regala al termine del suo vangelo e che ci mostra chi è veramente il Risorto e come agisce dentro e attraverso la sua Chiesa nel tempo.

Il primo quadro è quello della pesca miracolosa. Ne aveva già organizzata una, e in quell’occasione i pesci finirono sulle barche in quantità tale da farle quasi affondare. Qui si fa riferimento all’indicazione di gettare la rete solo «dalla parte destra della barca», si parla di «rete piena di centocinquantatré grossi pesci» che deve essere trascinata a riva sott’acqua perché non si riesce proprio a tirarla su sulla barca. Una pesca che sembra simboleggiare la salvezza definitiva che sta nelle mani del Risorto e non nelle nostre. Eppure a Pietro, su mandato di Gesù, è affidato il compito di trarre a terra la rete piena di pesci. Pensiamo oggi al successore di Pietro, che ancora è chiamato a svolgere quel compito: portare a riva una barca sconquassata, trascinare una rete che non si vede, che sta sott’acqua e che è colma di grossi pesci. «E benché fossero tanti, la rete non si squarciò», annota l’evangelista. C’è sempre chi s’aspetta che quella rete si squarci, che il pesce vada perduto. C’è chi lavora di giorno e di notte contro la pesca miracolosa. Ma non dimentichiamo che il pescatore è Gesù, e che Pietro continua ad essere il suo apostolo fidato, a cui egli nuovamente affida i suoi agnelli e le sue pecore.

È quanto ci illustra stupendamente il terzo quadro di questa scena evangelica. Gesù rivolge a Pietro una domanda assai forte: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». E Pietro risponde cambiando il verbo e come attenuandolo: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gesù insiste. Pietro conferma. Gesù, allora, domanda per la terza volta, ma adeguandosi a Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Siccome Pietro, nella sua risposta, non è capace di raggiungere l’amore che gli domanda Gesù, è Gesù nella sua domanda a scendere sino al «voler bene» di Pietro. Se lo ha fatto Lui, possiamo e dobbiamo farlo anche noi, se vogliamo che la rete della Chiesa non si squarci e gli agnelli insieme alle pecore trovino accoglienza. Il privilegio riservato a chi vuole bene a Gesù è la fatica di pascere il suo gregge. Nella consapevolezza che Gesù e la Chiesa sono un’unica brace.

È quanto ci mostra il quadro centrale di questa scena pasquale, che è ancora una volta – come già nel riconoscimento di Gesù da parte dei discepoli di Emmaus – un gesto eucaristico. Quando i sette discepoli raggiunsero la riva dopo la pesca miracolosa trovarono già apparecchiato e «videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane». Sant’Agostino commenta: «Il pesce arrostito è il Cristo sacrificato; egli è anche il pane disceso dal cielo; a lui viene incorporata la Chiesa per partecipare della sua eterna beatitudine». Infatti, a quella brace già pronta, Cristo domanda di aggiungere un po’ del nostro pesce, ma anche quel pesce, sia chiaro, lo ha pescato lui. Potessimo sempre avere chiara questa scena, quando le nostre notti si chiudono con la barca vuota e la brace spenta!

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