UNDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B
Due parabole che spiegano la logica di Gesù: la parabola del seme che cresce da solo e la parabola del granello di senape. Forse ci conviene partire da che cosa non è la logica di Gesù.
Non è una logica del «presto e bene», che è invece tipica del nostro efficientismo: noi vogliamo raggiungere risultati in fretta. Nella parabola, invece, i tempi riservati al contadino – la semina e la mietitura – sono brevissimi, mentre il tempo che si svolge nel segreto della terra è molto lungo e misterioso, ma è proprio questo tempo quello decisivo, in cui il contadino può anche dormire mentre il seme agisce e lo fa spontaneamente, da solo. Se, nel leggere la presenza del regno di Dio nella storia, noi siamo presi da questa logica efficientista del «presto e bene», allora i sentimenti prevalenti sarebbero quelli della sfiducia e della protesta: perché il Signore non si manifesta in tutta la sua potenza già adesso? perché il progetto cristiano continua ad essere minoritario? Domande che affiorano nel pensiero se non sulla bocca. Domande che accusano Dio di essere muto, mentre siamo noi in realtà ad essere sordi al suo linguaggio.
La logica di Gesù non è nemmeno una logica da «festa degli alberi», che invece è tipica del nostro bisogno di avere subito un riscontro visivo di ciò che facciamo. Quando creiamo un parco, noi piantiamo alberi che già fanno ombra, così da goderne subito i benefici. E forse è giusto così. Ma questa non è la logica di Dio nel piantare il suo regno in mezzo agli uomini: egli ostinatamente getta semi, certo semi che contengono la forza di crescere, ma semi. E sono spesso semi piccolissimi, quasi invisibili, come il granello di senape. Guai a misurare la vita secondo la quantità di ciò che si vede: è un criterio che sicuramente non vale se applicato al regno di Dio. Talvolta proprio le cose più appariscenti sono destinate a sparire nel nulla, mentre nel nascondimento continua la maturazione di cose che non si vedono.
La logica di Gesù, alla luce di ciò che non è, appare in tutta la sua chiarezza. Dio non pianta alberi ma getta semi. Non immette nella storia realtà già belle e pronte, ma pone il germe di ciò che in sé contiene la forza per crescere. La logica di Dio manifestata da Gesù è la logica della maturazione nel tempo, del mistero di una crescita efficacie ma non efficiente. Ancora: Dio getta semi piccoli che sono capaci di generare alberi grandi. Nelle mani di Dio ciò che è piccolo diventa portatore di un grande sviluppo. Lo stesso contadino non sa come avviene questo mistero della crescita: «dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce».