La realtà dell’amicizia

SESTA DOMENICA DI PASQUA – Anno B

Gesù insiste nello spiegarci qual è il rapporto che ha con noi. È il buon pastore che dà la vita per le sue pecore. È la vera vite cui sono uniti i tralci, così da produrre molto frutto, e per questo l’agricoltore-Padre li pota. Andando oltre, Gesù esce dal mondo delle immagini ed entra in quello della realtà. A prima vista, la parola chiave di tutto sembra essere «amore». Questa, in effetti, è la realtà umana per eccellenza, ciò di cui siamo spiritualmente impastati. Andando al racconto della creazione, ci verrebbe da dire che l’amore è l’alito di Dio che sa dare vita alla materia. Non per niente Giovanni può affermare senza mezzi termini che «l’amore è da Dio», anzi che «Dio è amore». Eppure questa parola da noi tanto usata (e abusata!) e che indica il desiderio di ogni uomo e di ogni donna, viene da Gesù per così dire coniugata entro un rapporto preciso. Ecco allora la parola veramente stupefacente che egli usa per descrivere, non più per immagini ma nella realtà, il modo in cui il tralcio è unito alla vite, anzi la linfa stessa che la vite immette nel tralcio: amicizia. Il legame tra Cristo e ciascuno di noi è l’amicizia: «Non vi chiamo più servi, ma vi ho chiamato amici». «Amico», ecco un’altra espressione che rischia di essere logora come la parola «amore». Il nostro uso comune ne ha fatto un appellativo spesso solo nominale, un modo di dire più che un modo di essere. Chi vive un’amicizia vera, però – e in una vita le amicizie vere non sono tante – intuisce la drammaticità che aleggia nelle parole di Gesù. Parole che devono essere ascoltate e comprese su due versanti, quello di Gesù amico nostro e quello di me e te e noi amici di Gesù.

Gesù è amico nostro. «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici». Chi non vorrebbe udire una voce umana che lo rassicura proprio così: guarda che io sono disposto a dare la mia vita per te… guarda che su di me puoi contare sino alla fine. Ebbene, questa voce umana è risuonata e continua a risuonare, perché il mistero di Gesù consiste proprio nel fatto che egli può instaurare un autentico rapporto di amicizia con tutti gli uomini, e che la sua non è stata solo una promessa altisonante fatta quando le cose andavano bene, ma ha avuto il suo esito con la morte di croce e la risurrezione. Il Gesù che ci ripete oggi queste parole è vivo in mezzo a noi. È un amico che continua ad esercitare la sua amicizia, e continua, in un certo senso, a dare la sua vita per i propri amici. Per Gesù questa parola – amicizia – non è affatto logora, ma impegnativa. Non c’è nulla di banale nel suo continuo presentarsi come amico. Teologicamente parlando, l’amicizia di Gesù consiste nell’annullare la distanza con Dio. Lo spiega Gesù stesso: «il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi». L’amicizia di Gesù nei nostri confronti consiste nel renderci vicina e comprensibile la parola di Dio, nel farci conoscere il Padre, che altrimenti sarebbe sì «nei cieli», ma non «nostro» come diciamo nella preghiera: «Padre nostro che sei nei cieli». L’amicizia avvicina Dio, lo rende sperimentabile umanamente. Non è questo lo scopo anche di ogni autentica amicizia umana?

Noi siamo amici di Gesù. «Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando». Questa affermazione sembra dirompente rispetto ad un modo umano di intendere l’amicizia come un sentimento alla pari in cui non c’è posto per l’obbedienza ma solo per l’amore. È vero, invece, il contrario: l’amore vero contiene   l’obbedienza. L’amore coniugale è una gara di obbedienza reciproca, e una famiglia sta insieme nell’amore se i suoi componenti sanno ciascuno rinunciare a se stesso per obbedire all’altro. Non dico che sia facile, ma questo è anche il segreto dell’amicizia umana, ove il dare la vita per l’altro – nel travaglio del quotidiano – diventa l’unico motivo che permette di chiedere all’altro obbedienza. Gesù può chiedere che si obbedisca alla sua parola, perché essa è quella parola del Padre a cui egli per primo si sottomette. Dice, infatti: «Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore». Essere amici è rimanere nell’amore di Cristo.

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