Corriere di Como, 24 aprile 2018
Una delle conquiste più evidenti dell’Unione Europea avrebbe dovuto essere l’abolizione delle frontiere e delle dogane tra un Paese e l’altro. Il confine tra Italia e Francia, tra Bardonecchia e Briançon, però, continua ad essere oggetto di un controllo di polizia. Nessun veloce ascensore è entrato in funzione, c’è ancora… una scala, da salire e da scendere: infatti, si chiama Col de l’Échelle (Colle della Scala) il valico che nelle ultime settimane è oggetto di particolare attenzione da parte della gendarmeria francese.Dopo le polemiche di un mese fa, che arrivarono sull’orlo di una vera e propria crisi diplomatica tra Italia e Francia, la tensione è ripresa nei giorni scorsi con una doppia manifestazione che ha riacceso i riflettori sulla vicenda. Si sono fronteggiate a distanza due posizioni ideologiche che possono essere descritte con le vecchie e comode categorie di “destra” e “sinistra”. Dapprima, in territorio francese, un centinaio di attivisti del movimento “Generazione Identitaria” ha formato un piccolo presidio al Colle della Scala, ponendo nella neve una rete di recinzione per «bloccare il passaggio ai clandestini». In tutta risposta, il giorno seguente, esponenti No-Tav e membri dei centri sociali hanno bloccato la statale del Monginevro, e un centinaio di essi ha sfondato più volte i cordoni formati dalla polizia transalpina. In un messaggio i manifestanti No-Tav – quelli che non vogliono l’alta velocità ferroviaria tra Italia e Francia – hanno trasformato la questione degli immigrati (che non vogliono stare in Italia e che la Francia non vuole) in una diatriba ideologica: «non possiamo lasciare dei fascisti nella libertà di circolare a pochi giorni dal 25 aprile».
Qualche riflessione s’impone. Intanto la pagina di cronaca sul Colle della Scala rappresenta l’ennesimo necrologio scritto per l’Europa, incapace di uscire dalle logiche nazionali e dagli starnazzamenti di cortile: manca una seria politica europea sul tema della regolazione dei flussi migratori e manca soprattutto una politica estera unitaria. Mentre da noi si decide chi governa, Francia e Germania vanno avanti a governarci!
Sul confine italo-francese a dibattere più o meno pacificamente sono rimasti un centinaio da una parte e un centinaio dall’altra, tutte persone (poche) che evidentemente stanno combattendo le loro battaglie, legittime finché non sfociano in violenza e sopraffazione (come, purtroppo, in passato è già più volte accaduto). Che cosa ne pensa la maggioranza silenziosa, magari distratta e annoiata, magari nauseata da certe prese di posizione stereotipe e stantie, è difficile saperlo. Quasi sempre la vera rivoluzione umanitaria si annida nel silenzio operoso e non nello strepito delle proteste.
Evocare il 25 aprile e minacciare la «libertà di circolare» mi pare fuori luogo. E non ha nulla a che fare con chi la scala del Colle francese vorrebbe superarla. Sulle nevi del Col de l’Échelle si gioca una vecchia battaglia ideologica e gli immigrati sono solo merce di scambio. Gli uni non li vogliono e gli altri li hanno confusi con i propri proclami.