Corriere di Como, 19 settembre 2017
Sarà capitato a tanti di affidarsi allo smartphone per scegliere il ristorante dove mangiare. Non sei mai stato in quel posto, con te c’è qualcuno a cui devi offrire la cena, sei già sulla porta e provi a inserire il nome del ristorante nel browser del telefonino. Subito ti esce una valutazione da una a cinque stelle. Una volta c’era la guida cartacea, in cui l’affidabilità era garantita da esperti che avevano scientificamente assaggiato i piatti. Qualche dubbio l’ho sempre nutrito, soprattutto sui meccanismi che potevano portare al giudizio. E poi la guida è ingombrante, dovresti utilizzarla prima in fase di progettazione, perché lì davanti all’uscio del ristorante è imbarazzante, mentre il telefono puoi guardarlo frettolosamente, simulando un controllo professionale delle mail e dei messaggi.
Ma come si arriva alla valutazione sul web? Sono i clienti che ti hanno preceduto ad aver inserito una recensione e il risultato finale è la media delle stelle che ciascuno ha dato a quell’esercizio. Naturalmente più sono gli avventori che hanno lasciato una recensione e più alto è il numero delle stelle, più c’è la garanzia di trovarsi nel posto giusto. Ma vi sono altre variabili non di poco conto, che non sono immediatamente rilevabili con un’occhiata allo smartphone. Per esempio: quanto costa mediamente mangiare in quel posto? Ci vuole un po’ più di tempo per capirlo, devi navigare tra le recensioni e cogliere magari anche qualche specialità che i clienti hanno apprezzato. Comunque, mano a mano che entri nel mondo delle recensioni web, la certezza granitica o la repulsione istintiva dell’inizio lascia il posto alle tonalità di grigio. Qualcosa ti convince, qualcos’altro ti lascia perplesso.
Sarebbe più facile se le recensioni fossero tutte spontanee, genuine e autentiche. E anche firmate! Perché mai uno dovrebbe nascondersi dietro un nickname, se sta scrivendo la verità (in questo caso del palato e, quindi, già in partenza guidata dal gusto personale)? Invece, i siti che offrono lo spazio per le recensioni solitamente permettono di occultare la propria identità, e questo presta il fianco agli eccessi opposti dell’adulazione prezzolata o della denigrazione gratuita. In un mondo in cui tutti credono di essere commissari tecnici della nazionale quando si tratta di calcio, e in cui il web è diventato il tribunale popolare più qualunquistico della storia, i recensori dei ristoranti spesso s’atteggiano ad esperti enogastronomi, la cui affidabilità non è quasi mai proporzionale all’altisonanza delle parole utilizzate. Come sempre, urge uno spirito critico e, purtroppo, la velocità delle scelte non è una buona consigliera.
Dalle guide degli esperti mangiatori al web dei mangiatori esperti il passo è più breve di quanto si possa immaginare. Le legittime perplessità dei ristoratori e dei clienti si superano, non certo demonizzando uno strumento come la Rete, che è ormai ineliminabile (seppur correggibile). La regola rimane la stessa: gestire e non subire.