TERZA DOMENICA DI PASQUA – Anno A
Nel giorno di Pasqua – con le parole del bellissimo testo della Sequenza – abbiamo chiesto a Maria di Magdala: «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?». Oggi, la stessa domanda la rivolgiamo ai due discepoli di Emmaus. Uno si chiama Cleopa e, secondo un’antica tradizione, sarebbe uno zio di Gesù, fratello di Giuseppe, e forse marito di quella Maria di Cleopa che appare sotto la croce di Gesù. L’altro potrebbe essere il figlio di Cleopa, Simeone, ma è bello pensare che il discepolo anonimo sia ciascuno di noi. Del resto non facciamo fatica a riconoscerci in questi due discepoli che tornano a casa delusi dopo aver vissuto una Pasqua drammatica a Gerusalemme. Il verbo «sperare» coniugato al passato fa parte della nostra esperienza, anche se «la speranza è l’ultima a morire». Diciamo proprio così, e forse questo proverbio è nato su quella via che da Gerusalemme porta a Emmaus in cui è ambientata questa pagina evangelica. Già, «discepoli diretti ad Emmaus, voi due che cosa avete visto sulla via?».
Potremmo rispondere prendendo a prestito e parafrasando le parole di una bellissima omelia pasquale di sant’Agostino. «Sulla via abbiamo visto Gesù. O meglio, i nostri occhi lo vedevano, ma noi non eravamo in grado di riconoscerlo. Il Maestro camminava con noi sulla via, anzi era egli stesso la Via, ma noi non camminavamo ancora su quella Via. Egli aveva predetto ogni cosa nel tempo trascorso con noi prima della passione: avrebbe patito, sarebbe morto, ma il terzo giorno sarebbe risorto. Aveva predetto tutto, ma la sua morte fu per noi una perdita di memoria. Quando lo vedemmo sospeso al patibolo, fummo così turbati che dimenticammo i suoi insegnamenti. Avremmo dovuto imparare la lezione dal ladrone, che, pur pendendo anche lui dalla croce, lo vide e lo riconobbe e, senza esitazione, credette in lui. Invece, quando il Signore ci si affiancò lungo la via e parlava con noi, noi non avevamo più la fede perché non lo credevamo risorto e non speravamo che potesse risorgere. Avevamo perso la fede e la speranza: pur camminando con uno che viveva, noi eravamo morti. Sì, camminavamo morti in compagnia della Vita. La Vita camminava con noi, senza però risorgere nel nostro cuore. Per fortuna la Vita non ci ha abbandonato lungo la via. Anzi si è fatta Via per noi. E noi abbiamo saputo trattenere quel viandante che faceva finta d’essere uno che doveva andare lontano. Lo abbiamo invitato a restare con noi, nella nostra notte. E i nostri occhi lo hanno visto e riconosciuto nel gesto di spezzare il pane. Abbiamo imparato dove cercarlo, dove trovarlo, dove riconoscerlo e possederlo: è quando, tutti insieme, noi lo mangiamo». Ecco, dunque, un grande insegnamento per noi. Potremmo riassumerlo in una certezza, in un gesto, in un proposito di vita.
La certezza è che il Signore Gesù, il Risorto, Colui che è la Vita, abita stabilmente le nostre tristezze, le nostre lentezze, le nostre delusioni: egli è insieme via e viandante. Osiamo sollevare la testa bassa e incrociare lo sguardo di carne che Egli mette sul nostro cammino: è qualcuno che ci solleva, che ci fa compagnia, che accende il nostro cuore di un ardore la cui purezza è imbevuta di passione.
Il gesto è quello del Giovedì Santo, è quello dello spezzare il pane. Abbiamo meditato su questa forma tipica del Signore Gesù, il quale continua ad essere presente in mezzo a noi nella celebrazione eucaristica. Se non veniamo qui a mangiarlo tutti insieme, come faremo a trovarlo e a riconoscerlo lungo la via? L’Eucaristia è la mappa della vita, è il tesoro che fa comprare il campo. Accade invece che con troppa leggerezza manchiamo all’appuntamento della Messa domenicale, e così le nostre tristezze restano disabitate dall’Unico che può, dimorando in esse, dare consolazione e conforto.
Il proposito di vita sta nel continuare la forma di questo riconoscimento. A Emmaus riconobbero Gesù nello spezzare il pane. Oggi, dobbiamo farci riconoscere come discepoli del Signore Risorto spezzando il pane, esercitando il dono, vivendo, nelle nostre case e nel mondo, la logica del servizio.
Accade sempre qualcosa quando mi metto in cammino. Non importa se prima il mio il sguardo interiore non era libero, mi accorgo che Gesù mi ama perchè forse sono preziosa ai Suoi occhi e sa che posso trovare forza e orientamento vicino a Lui.. Posso anche dirgli: ” Io sono qui, diventa Tu il mio centro”.