Corriere di Como, 10 gennaio 2017
Un detto di Confucio recita così: «Più bambini significa più felicità». Gli ultimi decenni di vita cinese non sembrano ispirati a questa antica saggezza. Ma ora qualcosa sembra cambiare nelle segrete stanze di Pechino e la politica del figlio unico non piace più nemmeno a chi l’aveva ideata e imposta con i diktat della Commissione di Stato per la Pianificazione Familiare. Sembrano lontani i tempi in cui Deng Xiaoping introdusse la famosa legge con cui vietava alle donne cinesi di avere più di un figlio. Era il 1979. Se ne parlò molto nell’Occidente, in cui pure le famiglie con un solo figlio cominciavano ad essere la norma, frutto però di libera scelta informata a ben altri diktat. La legge del figlio unico – che andava a braccetto con la cultura del figlio maschio – venne formalmente abolita alla fine del 2013, con l’introduzione di un nuovo limite, quello dei due figli (che era già tollerato parzialmente quando il primo figlio era una femmina).
Ripresa della natalità, dunque? Non sembra che i numeri degli ultimi tre anni abbiano dato ragione ai dirigenti del Partito unico (unico come il figlio dei cinesi) desiderosi di scongiurare i rischi dell’invecchiamento rapido della popolazione. Si sono accorti che il problema è di ordine per così dire… meccanico. La suddetta Commissione per la Pianificazione Familiare, infatti, per assicurarsi che una donna già madre di un figlio non ne potesse più avere, hanno fatto ampiamente ricorso a metodi contraccettivi e a vere e proprie tecniche di sterilizzazione. Molto usato è stato l’impianto della spirale intrauterina: i dati parlano di 403 milioni di donne cinesi sottoposte, a spese dello Stato, a questo inserimento subito dopo il primo ed unico parto consentito. Un numero enorme, che fa pendant con un altro: 330 milioni di aborti effettuati tra il 1971 e il 2013. Tante donne, infatti, dato che il figlio consentito era solo uno, scoprendo che il figlio portato in grembo era femmina, decidevano di abortire, sperando di avere poi una seconda gravidanza con un figlio maschio. Certo, queste cifre vanno confrontate con la popolazione cinese che ammonta a 1,4 miliardi di persone, ma sono comunque cifre drammatiche.
Insomma, ci sono milioni di spirali che non permettono al nuovo corso della politica cinese di realizzare l’agognato baby-boom. Ecco allora l’ultima trovata del Governo di Pechino: una campagna per la rimozione della spirale, a totale spese dello Stato. Come a dire: ve l’abbiamo installata gratis e gratis ve la togliamo! Peccato che manchi qualcosa in questa assurda storia: il rispetto delle donne, trattate come macchine riproduttive in cui inserire un tasto on-off… La spirale è stata una mutilazione, la sua rimozione è presentata come un regalo. I regimi non chiedono mai scusa, la loro spirale è solo quella – interminabile e inamovibile – della vergogna!