I primi, gli ultimi, la porta stretta…

VENTUNESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

Piz DuledaLe ultime parole del vangelo di oggi ci turbano un poco: il fatto che «vi sono ultimi che saranno primi e vi sono primi che saranno ultimi» non ci sembra giusto. Già ci sono nella nostra società molteplici casi di palese ingiustizia che siamo costretti a sopportare, ora anche Gesù proclama questa strana legge che non tiene conto delle precedenze acquisite sul campo: il primo avrà pur meritato il suo posto, perché dovrebbe essere retrocesso in coda? Se vai in posta o a prenotare gli esami clinici o anche al supermercato, ti danno un numerino che garantisce che l’ultimo arrivato non faccia il furbetto e passi avanti. Sembra che nel regno di Dio non funzioni così, e possono star fuori anche i primi arrivati se non sono riusciti ad attraversare la porta d’ingresso. Infatti, la frase di Gesù sui primi e sugli ultimi si comprende solo alla luce di quell’altra frase sulla porta, che egli pronuncia in risposta alla domanda circa il numero di quelli che si salvano. Quanto ci piacerebbe che Gesù avesse dato una risposta più precisa a quella domanda: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Avesse dato una cifra precisa. Meglio ancora, avesse solennemente proclamato che si salvano tutti. No, c’è solo un sinistro presagio su quei «molti» che «cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno». E c’è quel monito: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta».

Dunque la porta è una sola ed è anche stretta. Arrivare davanti alla porta per primi servirà a poco, se poi non l’attraversi. Si direbbe che la porta è stretta, perché così il Signore può guardare in volto ad uno ad uno coloro che entrano. Come il pastore tiene nel grande recinto delle pecore una sola porta stretta, così può controllare ad una ad una le sue pecorelle. Come al supermercato è stretta la porta della cassa in uscita, così non si corre il rischio che qualcuno esca senza aver prima pagato. Come sulla montagna è stretto il sentiero che guadagna la vetta, così che non venga voglia di correre e lo si percorra in fila e ciascuno abbia l’accortezza di guardare bene dove mette i piedi. Le porte strette non piacciono al nostro mondo che predica ampiezza di vedute e costruisce luoghi in cui le porte sono sempre più larghe e addirittura si aprono da sole. Già, ma il nostro mondo non è interessato ai volti e non vuole guardare in faccia le singole persone; è preoccupato della massa, intende offrire in fretta e senza troppi sacrifici il massimo di possibilità al maggior numero di persone. La vetta della montagna si raggiunge in funivia, cento persone in quattro minuti! L’autostrada non ha tornanti, un lungo tunnel e si è dall’altra parte senza perdere troppo tempo! La velocità, la comodità, la facilità sono criteri tipici del mondo in cui viviamo, e rischiamo di accettarli come criteri con cui affrontare anche la domanda fondamentale sul significato della vita, la domanda sulla salvezza. Domande forse un po’ dimenticate, ma sicuramente importanti. La fretta rischia di seppellirle sotto un mucchio di preoccupazioni. Talvolta, qualche evento particolare le fa tornare di moda. E anche i primi sostano davanti alla famosa porta stretta della salvezza. Ci si accorge che la fedeltà vale più della novità, che il sacrificio aguzza l’ingegno dei nostri ragazzi ben più del «tutto subito» e del «tutto permesso», che la domanda «che cosa c’è di bene?» è più educativa della semplice constatazione che «non c’è nulla di male». La porta è stretta, così possiamo riflettere un po’ di più, non agire istintivamente, non seguire le mode del mondo, confrontarci seriamente con il Vangelo e con l’insegnamento della Chiesa. Il protagonista del racconto Il piccolo principe di Saint-Exupéry è un minuscolo ragazzo capitato sulla nostra terra, che, ad un certo punto, incontra un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere. «Perché vendi questa roba?» disse il piccolo principe. «È una grossa economia di tempo», disse il mercante. «Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano 53 minuti alla settimana». «E che cosa se ne fa di questi 53 minuti?». «Se ne fa quel che si vuole…». «Io – disse il piccolo principe – se avessi 53 minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana…». Ecco: questa è la logica del regno di Dio, la logica della porta stretta.

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