Futuro, presente, passato

TREDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

Cinquefoglia delle Dolomiti«Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme». Gesù è in cammino, ma non è un errabondo, va verso una meta precisa – ove si compiranno «i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto» e vi si dirige decisamente. Dovremmo tradurre letteralmente così: «Fissò la sua faccia nell’andare a Gerusalemme». È questa ferma intenzione di Gesù di andare diritto incontro al suo destino il vero tema della pagina evangelica che abbiamo ascoltato e che ci suscita qualche perplessità. Sembra che Gesù ponga degli ostacoli a quelle tre persone che sono comunque disponibili a seguirlo e che accampano delle richieste che a noi sembrano più che ragionevoli. In realtà Gesù non ha alcuna intenzione di togliere valore agli affetti familiari o ai doveri dei figli verso i genitori. Con un linguaggio volutamente paradossale, egli vuol dire che seguirlo non è una passeggiata, ma è questione di impegnare seriamente tutta la vita su una strada che ha una meta ma che non è facile. Una vera decisione impegna per sempre. Seguire Gesù è una vera decisione, e, quindi, ha qualcosa da dire sul futuro, sul presente e sul passato della mia vita di discepolo.

Sul futuro. «Un tale gli disse: “Ti seguirò dovunque tu vada”». È un entusiasta, uno che non teme le incognite, le quali sono fonte di ansia per tanti uomini. Forse quel tale fantastica sul futuro e lo immagina migliore del presente. Forse segue Gesù con tanto slancio perché vuole sfuggire alla magra concretezza del suo presente. E Gesù gli dice: «Guarda che il “dovunque” del mio andare è umanamente insicuro e precario; anche le volpi e gli uccelli, che pure sono animali in perenne movimento, hanno un rifugio stabile e tranquillo, hanno una tana, mentre io, che pure sono il Signore della storia, non ho dove posare il capo, e per me ogni “dovunque” raggiunto è comunque provvisorio». Colui che segue Gesù non ha più una casa, perché ogni casa è la sua casa ma lo è in modo provvisorio. L’unica stabilità sta nel cuore di Gesù. Quel Tu in perenne movimento è l’unica garanzia storica nel futuro del discepolo.

Sul presente. La seconda persona che Gesù incontra – e a cui chiede di seguirlo – rappresenta il difficile rapporto del discepolo con le mille cose da fare. È la gestione del presente, con il rischio di inseguire le contingenze della vita quotidiana, lasciandosi sopraffare dalle cose. Quante volte si arriva a sera stanchi e anche un po’ delusi, perché ci sembra che a quella giornata sia mancato il sale, l’essenziale. Gesù ricorda che la cosa necessaria è annunciare il Regno di Dio, ovvero annunciare con le parole e con la propria vita che dentro la storia c’è già un germe di profonda novità, di vita vera, e che è stolto continuare a vivere da morti. Vivere bene ogni momento presente, facendolo diventare occasione di annuncio del Vangelo, è il vero impegno di ogni cristiano. L’essenziale non è grande, né straordinario. C’è un modo di fare bene le cose piccole e ordinarie che le santifica, e le fa diventare veicolo del Regno.

Sul passato. Qui Gesù è perentorio e usa un’immagine agricola che lo descrive perfettamente nel suo andare deciso verso Gerusalemme: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio». Cioè: chi vuole arare diritto, non deve voltarsi indietro. Il passato è un serbatoio di amore, di affetti e di passione e vi sono persone che vivono maggiormente il legame con il loro passato e sono portati a recuperarne con nostalgia la forza. Il rischio è quello di rimanere ancorati a qualcosa che comunque è definito, ma solo perché passato. Invece, la novità del Regno è nascosta nell’oggi ed il passato va come ricostruito nel futuro, accettando la legge evangelica del guardare diritti davanti a sé. È una sfida, certo, ma il mattino della risurrezione è stato coraggiosamente costruito nell’orto degli ulivi, quando Gesù ha guardato diritto alla croce rinunciando a ripiegarsi sul passato, e nel cenacolo, quando ha messo tutto se stesso nel dono del pane spezzato e del vino versato lasciandolo come segno da vivere nel futuro, in sua memoria.

Nessuno tema, se come discepolo inciampa ancora. Gesù, nel suo camminare e nel suo parlare così deciso, non ci abbandona, se noi, con immensa fatica, continuiamo a seguirlo.

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