TERZA DOMENICA DI AVVENTO – Anno C
Siamo giunti alla terza domenica di Avvento, ed è l’occasione per procurarci la terza stoffa. Se ascoltiamo attentamente le parole di Giovanni Battista – è ancora lui il protagonista sulla scena – ci viene subito da pensare che egli ci stia invitando a praticare la giustizia nei nostri comportamenti quotidiani. E la giustizia è una delle quattro virtù cardinali. È la nostra terza stoffa per confezionare l’abito cristiano.
Che cosa s’intende con la parola «giustizia»? Essa è quella virtù morale cardinale che regola il nostro rapporto con Dio e con il prossimo. Sì, avete udito bene: con Dio e con il prossimo! Giusto non è soltanto colui che riconosce il diritto dell’altro con la a minuscola, ma anche dell’Altro con la A maiuscola. Quando nella mia vita Dio è veramente Dio e gli altri sono riconosciuti nella loro dignità e rispettati anche nel loro essere “altri” – cioè diversi da me – mi sono messo sulla strada della giustizia.
Spesso il cristianesimo viene identificato come la religione dell’amore. Vero. Ma sarebbe sbagliato dimenticare questa nozione di giustizia, che costituisce il fondamento della carità. La prima forma di amore è essere giusti, e dobbiamo esserlo nei confronti di coloro che ci sono simpatici e che siamo portati ad amare, e nei confronti di quanti ci sono antipatici e che facciamo più fatica ad amare. Da questo punto di vista, la giustizia è una virtù rivoluzionaria quanto l’amore.
Giovanni Battista – il quale esteriormente ci dà l’idea di un uomo un po’ eccentrico, ruvido, estremista – in realtà dimostra di ispirarsi all’equilibrio della giustizia nel dare risposta alla domanda che gli viene rivolta da diverse categorie di persone. «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Così risponde alle folle. Come a dire: sii giusto, non avere troppo tu, così che un altro abbia troppo poco; cerca di ristabilire un’equità di fondo, e sii concreto nel farlo (si parla di tuniche e di cibo, cioè di modi concreti di rispondere a problemi concreti… non si può dare una poesia ad un uomo che muore di fame, bisogna riempirgli lo stomaco e poi si potrà anche pensare alla sua cultura!). Agli esattori delle tasse Giovanni dice: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Ai soldati dice: «Accontentatevi delle vostre paghe». Ovvero: c’è un minimo che garantisce la giustizia e che è il primo passo verso l’esercizio della carità.
Sulla via del Natale troviamo un personaggio da cui possiamo imparare la giustizia? Certamente. È Giuseppe, che nel Vangelo viene definito proprio come «uomo giusto». Da lui vogliamo acquistare la stoffa della giustizia. Comprendiamo bene perché la Bibbia lo chiami così: egli ha saputo adeguarsi al piano di Dio, anche quando faceva irruenza nella sua vita in un modo incomprensibile. La sua obbedienza a Dio è diventata accoglienza di Maria. Ma è sempre così la vera giustizia: solo facendo spazio a Dio nella propria vita, si diventa capaci di riconoscere lo spazio degli altri. Senza Dio non c’è neanche vera giustizia umana.
«Che cosa dobbiamo fare?». Ciascuno si ponga questa domanda nel clima di attesa del Natale. E risponda nel modo equilibrato con cui Giovanni risponde. Ma la parola di Dio ha un’altra precisa risposta in questa domenica alla domanda «Che cosa dobbiamo fare?». Ed è quella contenuta nella seconda lettura: «Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!». Non è più tanto giovane san Paolo quando scrive queste parole. Può guardare indietro alla sua vita punteggiata di difficoltà, viaggi estenuanti, delusioni, persecuzioni e prove di ogni genere. Quando invita ad essere sempre lieti, è forse perché si è dimenticato che la sua vita è stata assai travagliata? No, ma, tracciando una sorta di bilancio della sua vita, Paolo sa cogliere l’essenziale, ciò che resiste a tutto, ed è la gioia cristiana. «Essere sempre lieti» significa che il cristiano deve avere una predisposizione all’amabilità e non al muso lungo. Ed il motivo non sta nel fatto che le cose della sua vita scorrono via facilmente, ma solo nella vicinanza del Signore. Solo Gesù garantisce il «sempre» alla gioia!