QUARTA DOMENICA DI AVVENTO – Anno C
Questa quarta domenica di Avvento ci porta sulla soglia del Natale, dentro la Novena che lo prepara. Il vangelo ci parla di un viaggio, quello che Maria, incinta di Gesù, compie per andare a trovare e ad aiutare la cugina Elisabetta, incinta di Giovanni. Nell’ombra restano Zaccaria, lo sposo di Elisabetta, e Giuseppe, lo sposo di Maria (che, presumibilmente, è restato a Nazareth). È il vangelo delle madri e dei loro bambini, quelli che portano in grembo e che sono ancora un tutt’uno con loro. Colpisce la leggerezza di questa giovane donna, che, da sola, attraversa una regione montuosa per raggiungere in fretta la casa dei cugini. Spirito di servizio? Certamente. Eppure Maria è mossa da Altro: è Colui che porta in grembo, ormai, a scrivere le pagine della sua vita. La nostra immagine di Maria è spesso un po’ addolcita dalle pieghe della pietà. Le nostre Madonne sembrano tutte uscite da un atelier, composte, solenni, statuarie… Invece Elisabetta – e anch’ella è mossa dal profeta che si porta in grembo – coglie in Maria la «benedetta tra le donne», e queste donne sono le donne della Bibbia, donne tutte d’un pezzo, donne forti, donne capaci di decisioni e azioni memorabili, come Giuditta, come Giaele, come Ester. Maria è la benedetta tra queste donne, la migliore, il fiore all’occhiello del Creatore. Una che dice di sì, una che si fida, una che parte ed è là dove e come la vuole il suo Signore. La immaginiamo leggera e agile nel suo viaggio verso la casa di Zaccaria. Trasparente come un vasetto di alabastro che contiene il prezioso unguento della salvezza. Come l’alabastro, protegge il suo Gesù, ma insieme lascia passare la sua luce!
Maria è proprio la madre che Dio ha scelto per il suo Figlio. Quel Gesù che ostinatamente ripete – anche quest’anno, anche nel nostro mondo per tanti aspetti buio, impermeabile al messaggio del Vangelo, cocciutamente attaccato ai suoi egoismi e alle sue meschinità – ripete: «Ecco, io vengo!». Lo ripete anche a noi, alla nostra comunità cristiana. Egli viene, e noi l’abbiamo fatto il nostro viaggio? Come arriviamo a questo Natale? Abbiamo acquistato lungo il cammino le stoffe della speranza, della temperanza e della giustizia. Maria le indossa già come splendido vestito da viaggio e, insieme ad Elisabetta, ci vende la quarta stoffa del nostro itinerario di Avvento, la stoffa della fede. Qui, qualcuno di voi potrebbe obbiettare: «No, caro don, la fede non si acquista, la fede è un dono di Dio!». Se con questa espressione si vuol dire che ciascuno di noi – Maria compresa – è un prodotto dell’amore gratuito di Dio, sono d’accordo. Se si vuole insinuare che la fede è un dono, per cui c’è chi l’ha ricevuta e chi no, chi ne ha ricevuta tanta e chi poca, ebbene non sono più tanto d’accordo. Mi sembra un ragionamento un po’ fatalistico, che s’immagina quasi un Dio che sceglie a chi fare il dono della fede e a chi no. Non è così. Perché la fede-dono deve necessariamente diventare fede-impegno. E qui entra in gioco la nostra libertà, la nostra disponibilità o il nostro rifiuto, i nostri sì e i nostri no. Capita così che siamo tutt’altro che leggeri e agili nel metterci sulla strada, come lo fu Maria. Restiamo attaccati alle nostre piccole sicurezze, ingabbiati dentro gli schemi che ci siamo costruiti e che ci stanno stretti, ma di cui non vogliamo liberarci. La fede è proprio la capacità di adeguare la nostra vita alla volontà di Dio. Un dono che diventa scelta. Un’obbedienza intrisa di fiducia. Siccome mi fido del mio Signore, vado deciso sulla strada che Egli mi indica. Ci riuscirò sempre? Non avrò mai sbandate? Sarà un cammino lineare e senza difficoltà? Per nulla! Ma so di non essere solo. Come Maria, lungo la strada che porta alla casa di Elisabetta. Come Maria, lungo la strada che porta a Betlemme. La sua forza sta unicamente nel suo grembo pieno di Dio. È il frutto del suo grembo che la rende benedetta tra le donne. E, quando quel grembo si svuoterà nel mistero della nascita, come ogni mamma, Maria continuerà a portarsi nel cuore il frutto del suo grembo. A noi è chiesta questa continua gravidanza del cuore, che ci fa camminare nella luce della fede, anche quando fuori è buio, perché Gesù Cristo ci promette ancora: «Ecco io vengo!». E noi rispondiamogli, oggi: «Sì, vieni ancora, Signore Gesù, noi ti attendiamo!».