Dio sull’uscio di casa

TRENTATREESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

DSC_0577L’inizio del vangelo di oggi potrebbe essere messo come introduzione ad uno di quei libri o film sulla fine del mondo, pieni di catastrofismi vari, e magari con l’ennesimo annuncio di una data lanciata sul mercato della paura per fare un po’ di soldi. In effetti le parole di Gesù, a prima vista, sembrano far parte di questo filone, anche se dimenticano l’aspetto più importante: non fissano una data precisa per l’evento, anzi Gesù dice di non sapere quando avverrà la fine e perentoriamente sentenzia che «nessuno lo sa». Quindi, egli stronca sul nascere proprio il filone della data della fine del mondo che, invece, periodicamente vive un revival o religioso o mondano. Questo perché a Gesù non interessa la fine, ma il fine.

Quando sarà la fine? Non lo sappiamo, e per fortuna non lo sappiamo. Ve lo immaginate un conto alla rovescia universale verso quella che viene annunciata come la data della fine del mondo? Ve lo immaginate se ciascuno di noi conoscesse la data della sua morte? La fine della storia è connessa al fatto che la storia ha avuto un inizio, ma come nessuno di noi ha avuto una responsabilità diretta nell’inizio, così non ne avrà per la fine. Meno male. Non so voi, ma a me bastano le responsabilità di ogni giorno e arrivare dignitosamente a sera è un traguardo a misura della mia vita di creatura.

Come sarà la fine? Anche questo non lo sappiamo. Ma circa il come sarà la fine del mondo, un po’ di responsabilità l’abbiamo. Dipende da noi, che siamo stati fatti custodi della creazione, conservare il patrimonio immenso che Dio ci ha messo tra le mani. Lo abbiamo in parte distrutto o fortemente disarmonizzato. Ma la nostra responsabilità resta immutata. Anche questo, però, – pur importante – non è il tema a cui Gesù vuole renderci attenti con le parole che abbiamo ascoltato. Non è la fine ma il fine della storia ciò a cui vuole indirizzare il nostro sguardo. E il fine della storia non è una somma di catastrofi naturali – talmente generiche che ogni generazione ne ha fatto esperienza, eppure la storia è continuata – ma una persona, la persona stessa di Gesù Cristo, Figlio di Dio penetrato con la sua carne dentro la storia umana. L’espressione usata da Gesù per indicare se stesso come fine della storia è molto quotidiana: «Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte».

Un Dio sull’uscio di casa, con volto umano, è tutto tranne che straordinario. È Dio che abita la vita. Sono i tuoi bambini che riempiono di rumore la casa. È il tuo marito o la tua moglie che tornano dal lavoro. È il volto nuovo o quello conosciuto che incrociano il tuo nel tempo delle occupazioni quotidiane o dello svago. Dio è talmente alla fine della storia – nel senso che ne è il fine – che sta alla tua porta, è sempre lì, non ti abbandona mai. Basta che tu gli apra, Lui è fedelmente alla porta della tua casa e del tuo cuore, ogni giorno della tua vita, ogni giorno di questa storia di cui non abbiamo deciso l’inizio e di cui non possiamo conoscere la fine.

Nella pagina evangelica che abbiamo ascoltato c’è pure una parabola che ci aiuta: «Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina». Guardiamo il fico, guardiamo le piante che anche quest’anno attraverseranno l’inverno in una morte apparente. Dove stanno le grandi foglie del fico, quando la pianta è secca e i rami spogli? Sono dentro, sono pronte e germinare non appena la tenerezza dei rami le lascia uscire fuori. E sono l’anticipo di fiori e di frutti dolcissimi. In questa parabola naturalistica Gesù paragona il germogliare della pianta di fico al segno che prelude alla fine della storia, lasciando intendere che l’estate della nostra vita sta oltre, mentre qui viviamo una lunga primavera. Non un inverno, ma una primavera è la vita terrena, con i suoi alti e bassi, con l’anticipo del calore dell’amore e i frequenti ritorni del freddo dell’egoismo. Lui, il Signore, è sempre alle porte. Lui è già dentro i rami insieme ai germogli di vita. Questo universo non lo ha progettato come un architetto, ma lo vivifica dal di dentro come un padre e una madre che hanno cura dei propri figli.

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