Il cuore «buono»

VENTIDUESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

Campoè 04Non si può proprio dire che la parola «ipocrita» non sia di moda ai nostri tempi. Le accuse incrociate di ipocrisia riempiono i giornali, che, però, sono proprio i contenitori privilegiati di questo vizio in un mondo in cui il puntare il dito verso l’altro in modo oltraggioso è diventata quasi una regola di bon tonGesù si dimostra assai duro verso gli ipocriti e questo suo atteggiamento critico nei confronti di scribi e farisei gli sarà fatale, perché proprio nel terreno di questa polemica troverà fondamento la sua condanna a morte. Ma la pagina evangelica è per noi oggi l’occasione per cercare di rispondere ad una domanda essenziale: come e quando uno è «buono»? La domanda è legittima a maggior ragione di fronte alle tre pagine della Bibbia che ci sono state proposte in questa domenica e che, a prima vista, sembrano rispondere in modo diverso. Infatti:

  • Gesù contesta la tesi secondo cui basta comportarsi in un certo modo per dimostrare la propria fedeltà a Dio, e rimanda tutto al cuore e alle intenzioni che lo abitano;
  • il brano della lettera di Giacomo, invece, sembra lodare chi è in grado di passare dalle intenzioni ai fatti, perché il semplice ascolto della Parola di Dio non è sufficiente;
  • l’insegnamento di Mosè sembra essere in linea con quello degli scribi e dei farisei, perché invita ad una osservanza scrupolosa delle norme dettate da Dio, senza togliere nulla o aggiungere alcunché.

Naturalmente non esiste fra le tre letture la contraddizione che sembrerebbe esserci: si tratta di tasselli di un mosaico, che la Chiesa ci propone insieme proprio per aiutarci a capire il quadro complesso dell’agire umano, che nasce sì dal cuore e lì trova il suo fondamento, ma che necessariamente deve avere la sua visibilità nella vita concreta di tutti i giorni, e solo lì quel fondamento interiore trova la sua concreta applicazione.

Allora, come e quando uno è buono?

  • La bontà di una persona si vede dal suo comportamento, dalle cose che fa? Certo, perché come ci dice Giacomo «siate di quelli che mettono in pratica la parola e non ascoltatori soltanto».
  • Ma le azioni possono ingannare, e soprattutto si può essere fedeli alla Parola di Dio in modo puramente formale ed esteriore. Al tempo di Gesù – ma anche al nostro tempo – ci sono uomini e donne apparentemente «molto religiosi» che credono di essere fedeli alla Parola solo perché la ripetono. Sarebbe come dire che un pappagallo è intelligente quanto un uomo solo perché ripete le parole che egli dice! Gesù non è d’accordo con questa religiosità, perché è fatta con le labbra e magari anche con le mani, ma non con il cuore.
  • Non solo. Le azioni possono ingannare anche in un’altra direzione. C’è chi crede di mettere in pratica la Parola frantumandola in tanti piccoli precetti, in una casistica infinita entro cui far rientrare anche la propria situazione. È il modo di ragionare preferito dai farisei, che a Gesù dà tanto fastidio, perché distrugge la fede dei semplici. È un modo di ragionare diffuso anche oggi, una sorta di autoassoluzione che siamo molto abili ad usare: «La legge dice così, ma poi è tradizione ormai assodata dal costume che in questo caso particolare – guarda caso, il mio! – si può anche fare il contrario; quindi, io facendo il contrario di quanto dice la legge, sono stato fedele ad essa». Questa è ipocrisia bella e buona, e infatti Gesù taccia i farisei di essere ipocriti: «Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Ancora una volta manca il cuore.
  • Come si fa, allora, a stabilire la bontà di una persona? Dal cuore, risponde Gesù. Il cuore non è certamente il muscolo che pompa il sangue in tutto l’organismo, ma ne è come l’immagine più bella. Il cuore della vita morale è anch’esso il centro, è il punto da cui parte ogni decisione, da cui pulsano le scelte. Il cuore è la fabbrica delle intenzioni e delle azioni. Il cuore buono è un cuore capace di operare scelte ispirate ai comandamenti di Dio. Ed è nel cuore che si valuta la vita di una persona. Ecco perché Gesù invita a non giudicare. È difficile entrare nel cuore di un altro.
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