Non è qui… Eccolo, è qui!

SABATO SANTO – Anno B

Chiesa di Mogno (Canton Ticino)

Chiesa di Mogno (Canton Ticino)

Cambiando il lezionario qualche anno fa, abbiamo perso per strada un versetto importante di questo racconto della risurrezione. Talvolta capita che la Chiesa, proprio nel suo intento di essere madre, si comporti come certe mamme che tengono nascoste le pieghe più scomode per timore di infliggere una sofferenza. Ma qui è bene che noi sappiamo come si comportarono, secondo il racconto che ne fa Marco, le tre donne andate al sepolcro il mattino della domenica per ungere il cadavere di Gesù. Trovarono la pietra del sepolcro già rotolata via e, dentro, un giovane che le esortò a non aver paura e ad andare a riferire ai discepoli che Gesù Nazareno, il crocifisso, non poteva più essere trovato lì, perché era risorto e li avrebbe preceduti in Galilea. Il versetto successivo – quello con cui forse addirittura si concludeva il vangelo di Marco – recita così: «Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite». Matteo, Luca e Giovanni sostengono che esse hanno parlato, facendo prevalere lo stupore sulla paura. Marco ha deciso di non omettere un’informazione, che ci dice la reazione immediata delle tre donne. Ora qualche teologo o liturgista ispirato (più dell’evangelista!) ha pensato bene di togliere questo particolare scomodo dalla veglia pasquale. E sia. Non si deve provare né stupore né paura. Bisogna credere subito, e basta! Invece no. L’evangelista Marco chiudeva così il suo vangelo perché voleva che fossero gli ascoltatori a riaprirlo. Ma voleva anche ricordarci che la risurrezione è un evento che domanda i suoi tempi, i dubbi, gli entusiasmi e le lentezze, soprattutto quell’umano spavento che chiunque di noi proverebbe nel trovare una tomba scoperchiata, abitata da una presenza angelica che annuncia un fatto mai prima udito. Del resto, Marco ci ha detto che i discepoli erano già fuggiti la notte del giovedì santo, nel momento della cattura di Gesù. Ora il cerchio si chiude: la mattina della domenica fuggono anche le donne!

Che cosa vuole dirci l’evangelista Marco con il suo racconto, che in questa notte ascoltiamo, colmi della gioia pasquale? Vuole intanto fornirci le coordinate di questo evento unico nella storia, che non è – si badi – una ciliegina che si può mettere o togliere dalla torta, ma è il centro stesso della nostra fede cristiana. Se uno non crede nella risurrezione di Cristo, vana è la sua fede, inutile il suo affannarsi per questa o quella attività cristiana. «Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui… Egli vi precede in Galilea», così dice l’angelo alle donne. Ecco le coordinate pasquali: si cerca Gesù, e Gesù è il figlio del falegname di Nazaret; si cerca quel Gesù che è stato crocifisso ed è morto sulla croce; lo si cerca nel luogo dei morti e si viene avvisati che non è lì che dobbiamo cercare il Crocifisso, ma dobbiamo ormai incontrarlo come il Risorto ed è egli stesso a precederci nei luoghi della vita quotidiana, nei luoghi in cui lo abbiamo conosciuto, nella Galilea delle genti.

«Non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto», dice l’angelo, e in questo modo annuncia che manca il corpo nella tomba: non è annunciata solo la risurrezione dell’anima, è annunciata la salvezza del corpo, che non è da pensarsi come un involucro da cui liberarsi ma come il luogo dell’incontro sempre possibile con Dio. Provate a riascoltare le parole dell’Eucaristia alla luce del sepolcro vuoto: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo». Capite, il corpo che mangiamo è il corpo del Crocifisso Risorto! «Non è qui», dice l’angelo puntando il dito nel sepolcro vuoto. «Se n’è andato, eppure, eccolo, è qui», dice Sant’Agostino, puntando il dito sull’altare ove c’è l’Eucaristia.

Ma quel dito è puntato anche nel nostro cuore, è lì ad indicare l’abbraccio della moglie, del marito, dei bambini, del fratello più povero. La risurrezione è questo avvenimento. Per cui, io sto dalla parte di Maria di Magdala, di Maria madre di Giacomo e di Salome. Capisco perché spavento e stupore le fecero correre via senza dire nulla. Perché, carissimi, tocca a noi parlare, annunciare, ringraziare. Tocca a noi andare nella nostra Galilea ad incontrarlo.

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