Non abbiate paura!

PASQUA DI RISURREZIONE

DSCN0980La scorsa settimana ho incontrato una coppia di amici, sposi in attesa del primogenito. Erano pieni di apprensione e di tante domande su come sarà, sul modo in cui vogliono accogliere il loro bambino, e poi crescerlo, educarlo con tanto amore. Mi hanno chiesto un consiglio, e mi è venuto da sorridere. Ma poi ho detto loro una cosa in cui credo fermamente: «Guardate, non abbiate paura, perché il modo di accogliere questo avvenimento che è la nascita del vostro bambino sarà deciso da lui, sarà dettato dall’evento stesso. State pronti e imparate voi dalla sua nascita». Ho ripensato a questo dialogo nel sabato santo della lunga attesa. Ho pensato alla Madre di Gesù, consegnata sotto la croce all’apostolo Giovanni. Ho pensato alle donne cosiddette mirofore, ovvero quelle che hanno preparato aromi e oli profumati per ungere il corpo di Gesù, e si sono recate al sepolcro di buon mattino nel primo giorno dopo il sabato. Ho pensato agli apostoli fuggiti già nella notte tra il giovedì e il venerdì e rintanati forse nel Cenacolo. Non so se possiamo dire che fossero in attesa di una nascita. Certo Gesù aveva loro prospettato la morte di croce e aveva parlato di risurrezione, ma essi non avevano capito. Bisogna comprenderli. La risurrezione è un evento talmente straordinario che, se anche in cuore lo si attende, lo si ricaccia nel profondo come un’eventualità remota. Il dolore della morte di uno come Gesù, nel modo in cui Gesù è morto, poi, prende il sopravvento e lascia nello sconforto sia gli apostoli fuggitivi che le donne rimaste coraggiosamente presenti sino all’ultimo. Eppure, quello che ho detto ai miei amici sposi, posso ripeterlo anche a voi, oggi, convenuti qui a ricevere l’annuncio gioioso della risurrezione di Gesù. Ve lo dico con le parole della Sequenza: «Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa». Già, ma noi che possiamo fare di fronte a questo annuncio?

Verrebbe da rispondere che l’annuncio che io vi ho fatto, dovete trasmetterlo a chiunque incontrerete. Eppure, se fosse solo questione di dare un’informazione, la notizia della Pasqua sarebbe meglio darla ai giornali e alle televisioni. Invece c’è bisogno della Chiesa per trasmetterla, perché la notizia della risurrezione di Gesù si trasmette solo per esperienza. Già – mi direte – ma noi non possiamo andare come le donne, colme dei loro profumi e del desiderio almeno di rendere meno brutta la morte a Gesù. Non possiamo correre come Pietro e Giovanni a vedere il sepolcro vuoto, i teli e il sudario. Non possiamo camminare sulla via e scoprire che proprio Lui ci fa compagnia come accadde ai due discepoli diretti a Emmaus. Non possiamo, chiusi per paura nel Cenacolo, provare lo stupore di vederlo apparire davanti a noi. Esatto, non possiamo fare esperienza della risurrezione di Gesù, qui oggi. È Gesù risorto l’evento che decide la nostra accoglienza, è Lui che ci insegna a fare esperienza della sua risurrezione. Come quel bambino ancora nel grembo della madre, nascendo, dirà a quei due genitori con il suo respirare, con il suo muoversi, con il suo piangere, come devono accoglierlo, crescerlo, amarlo.

Non importa se le donne fuggono e non dicono nulla, non importa se gli apostoli non avevano ancora compreso le Scritture, non importa se gli occhi dei due di Emmaus non lo riconoscono lungo la via. Il Risorto non si scoraggia, appare più volte di sua iniziativa, entra a porte chiuse, spezza il pane, si nasconde sotto le apparenze di un giardiniere o sotto quelle di un viandante. La risurrezione è un fatto totalmente gestito da Cristo e rivolto a coinvolgere i suoi in un’esperienza nuova, mai prima provata. Egli intanto continua a fidarsi di quelli che lo avevano lasciato solo nella passione e nella morte. Non va a cercarsene altri, ma continua a contare su di loro. Insegue non solo le loro fughe e i loro rinnegamenti, ma pazienta di fronte allo stupore e allo spavento. Fuggire di fronte alla croce è umano. Ma i suoi fuggono istintivamente anche dalla risurrezione, dal sepolcro vuoto. Gesù li insegue e li incontra ovunque. Sa che quell’esperienza è decisiva, che il futuro dell’amore nel mondo, il perpetuarsi del suo gesto eucaristico tra gli uomini è legato all’incontro con quegli apostoli fuggitivi, con quelle donne pronte solo a imbalsamarlo.

E noi, oggi, come riceviamo e trasmettiamo questa esperienza del Cristo risorto? Questa è la domanda che mi sento rivolgere oggi, nel giorno di Pasqua. Rispondo con le stesse parole dell’angelo alle donne mirofore: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto». Rispondo con questo annuncio pasquale e lo trasformo in una domanda che faccio prima di tutto a me stesso e che invito ciascuno di voi a fare propria. Cerco io Gesù di Nazaret, fatto uomo e crocifisso per noi? Lo cerco nel mio cuore? È al fondo dei miei desideri umani? Lo cerco nella mia preghiera quotidiana, ogni mattina e ogni sera? Lo cerco nel silenzio di tante risposte non ricevute e di tante domande non esaudite? Lo cerco sul volto bellissimo del mio sposo, della mia sposa, dei miei bambini, anche quando essi rappresentano non solo la mia gioia ma sono la fonte della mia fatica? Lo cerco vivo nei tanti crocifissi che mi è dato di incontrare sulla via e che abitano vicino alla mia casa o in quelli che stanno lontano e che posso raggiungere solo con le mani congiunte nella preghiera? Lo cerco nelle persone che sono affidate alla mia cura educativa e che spesso mi lasciano solamente deluso, amareggiato, deciso quasi a gettare la spugna? Ma vorrei che questa serie di domande potesse essere rivolta non più soltanto a me, ma anche a noi, perché è la Chiesa il luogo in cui il Risorto decide di apparire per regalare la sua esperienza pasquale. Lo cerchiamo come Chiesa qui radunata nel giorno del Signore a celebrare l’Eucaristia? Lo cerchiamo come comunità capace di accoglienza e di perdono, di pazienza e sopportazione, di slancio nella carità e di generosità nella preghiera? Ecco, se lo cerchi così, se così cerchiamo Gesù Nazareno il crocifisso, troverai, troveremo il Risorto. Non perché saremo stati bravi noi, ma perché così Lui ha deciso in quel prodigioso mattino di Pasqua. Il primo di una lunga serie che noi siamo chiamati a testimoniare e a trasmettere. «Non abbiate paura!», quindi, e lo ripeto anch’io a voi come augurio, oggi, perché abbiamo tanto bisogno di sentircelo dire da Colui che la paura l’ha sepolta nel suo sepolcro.

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One thought on “Non abbiate paura!

  1. Noi crediamo all’evento della Pasqua ma se un’altra persona, diversa da me, non sente dentro di sè questa Resurrezione, come fa’ a risorgere? Quelli che invece riconoscono che Cristo è Risorto significa per me che hanno un dono particolare, tipo una grazia concessa da Dio altrimenti la Pasqua resta il solito evento che si celebra tutti gli anni. Buona Pasqua a Lei!

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