L’alleanza tra Dio e Noè

PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA – Anno B

Arcobaleno su AlaskaIl nostro itinerario quaresimale seguirà la pista dell’alleanza, tracciata nelle prime letture delle domeniche di Quaresima. Il significato biblico della parola «alleanza» è un po’ diverso dal significato che normalmente si dà a questa parola. Noi pensiamo a due nazioni o a due persone che stringono un patto bilaterale, in cui ciascuno ha qualcosa da guadagnare ma anche un impegno da mantenere. Alla base dell’alleanza biblica, invece, c’è un solo contraente – Dio – che, decide di stringere un’alleanza con l’umanità, e tale iniziativa è mossa esclusivamente dall’amore. Tanto è vero che la prima alleanza, quella originaria e fondativa di tutte le altre, è la creazione stessa: in un certo senso, dovremmo dire che, per allearsi, Dio crea il suo alleato che non esisteva, l’uomo, e lo pone dentro un mondo che non esisteva, il creato appunto, e ve lo pone come libero, cioè nella condizione di accettare o rifiutare l’alleanza con Lui. La storia stessa può essere letta come la vicenda alterna delle accoglienze o dei rifiuti da parte dell’umanità dell’alleanza proposta da Dio.

Questa prima domenica di Quaresima ci presenta l’alleanza che Dio instaura con Noè dopo il diluvio. Tutti conosciamo la storia del diluvio, una immane catastrofe naturale da cui si salvano soltanto Noè e la sua famiglia, grazie all’arca che permette loro di galleggiare sicuri sulle acque. Nella prima lettura, l’alleanza che Dio stipula con Noè viene narrata attraverso il gesto di Dio che pone il suo arco sulle nubi. L’arcobaleno diventa un segno di alleanza tra cielo e terra. È un segno per Dio prima ancora che per noi. Dice, infatti, Dio: «Quando apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi» (Gn 9,14-15). L’arcobaleno non è un segno destinato agli uomini perché, quando lo vedono in cielo, si ricordino di Dio, bensì è un segno per Dio perché si ricordi della sua promessa.

Come interpretare oggi la storia del diluvio? Il male è capace di distruggere non solo l’uomo, ma il mondo intero. Il creato è a rischio, non solo l’umanità. Dio salva attraverso l’arca che galleggia sulle acque. Arca costruita dall’uomo, ma voluta da Dio. «Immagine del battesimo che ora salva anche voi», ci ha detto Pietro nella sua prima lettera (cf seconda lettura). Figura della Chiesa, che, voluta da Dio, ma fatta di uomini e di donne, continua ad attraversare il diluvio di questo mondo, salvando quanti vi abitano. I Padri della Chiesa hanno letto nell’arca stessa una figura di un altro legno che salva l’uomo, quello della Croce di Cristo: «L’arca – scrive sant’Agostino – è senza dubbio figura della Chiesa, che ottiene la salvezza mediante il legno sul quale fu appeso Gesù Cristo»[1].Spesso ci dimentichiamo di ringraziare il Signore per il dono di essere dentro quest’arca, che continua a navigare nel tempo, ripetendo agli uomini la parola di Gesù.

Il nostro itinerario di conversione personale e di educazione comunitaria si arricchisce, oggi, di due parole: Dio salva l’uomo con totale gratuità e l’uomo risponde con una vita segnata dalla gratitudine. Sono parole che contengono la radice dell’amore e che ci richiamano un termine – «gratis» – che rischia di fuorviarci. «Gratis», infatti, è diventato sinonimo di qualcosa che si ottiene senza costi e senza fatica. La grazia cristiana è sempre una grazia a caro prezzo, è un «gratis» che costa. Marito e moglie si amano «gratis», ma questa reciproca gratuità non è sempre spontanea, abbisogna di una decisione che la faccia durare nel tempo: l’amore coniugale è il frutto di una continua conversione. I bambini dovrebbero imparare ad ubbidire «gratis» e non solo in vista di qualche premio da parte dei genitori: il premio è già avere un papà e una mamma che ti vogliono bene. Dovrebbe scattare la gratitudine di fronte alla gratuità di tanti beni che abbiamo ricevuto e di cui nemmeno più ci accorgiamo… Senza contare che, quando dimostriamo gratitudine, siamo anche gradevoli! La gratitudine, invece, è merce rara in una società arida e segnata da tanti opportunismi. Rara la gratitudine, forse perché ancor più rara è la gratuità vera. Il «gratis» di Dio non smette mai, giochiamo la carta della nostra gratitudine.

[1] AGOSTINO, De civitate Dei, 15,26

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