BATTESIMO DEL SIGNORE – Anno B
Oggi è ancora una festa di Natale. È il battesimo di Gesù, e per noi il battesimo è una festa legata strettamente alla nascita. Ma per Gesù non fu così. Il battesimo non esisteva tra gli ebrei, ed il battesimo cristiano trova il suo fondamento nella morte, sepoltura e risurrezione di Gesù. Tra gli ebrei un bambino maschio, dopo otto giorni, veniva circonciso e gli si dava il nome, e anche per Gesù accadde così (e noi lo abbiamo ricordato il primo giorno dell’anno, otto giorni dopo Natale). Il battesimo di cui parla la festa odierna – il battesimo amministrato da Giovanni – è un’altra cosa: è un segno esteriore – immergersi nell’acqua del fiume Giordano – che vuole indicare la volontà di convertirsi, di cambiare vita, lavando nell’acqua i propri peccati. Tanti scendevano sino al Giordano per farsi battezzare. Lo fa anche Gesù, ormai adulto e pronto a cominciare il suo ministero di salvezza. Lo fa non perché abbia bisogno di convertirsi, di farsi perdonare i peccati e di cambiare vita. Lo fa semplicemente per condividere la nostra natura umana segnata dal peccato, ma segnata anche dal proposito di cambiamento. Lo fa per manifestare e confermare la sua scelta di incarnarsi pienamente, sino al punto più basso raggiunto dall’umanità. Pensate che il fiume Giordano nasce sul monte Hermon a 2700 metri di quota e sfocia nel Mar Morto a quasi 400 metri sotto il livello del mare. Una lunga discesa che richiama simbolicamente l’incarnazione. Gesù, nato a Betlemme in un alloggio di fortuna, vissuto a Nazaret nell’umiltà di una bottega di falegname, ora – come ci racconta Marco – «venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni». Il ministero di Gesù, del Figlio di Dio fatto carne, inizia con una nuova discesa: l’amato in cui Dio ha posto il suo compiacimento è davvero uno di noi, che si mette in fila per un battesimo di penitenza, pur essendo l’unico senza peccato. La festa di oggi è una festa importante. Ci ripete che il Natale ha una sua ricaduta sulla vita di tutti i giorni, quella che, anche per ciascuno di noi, ha avuto in principio una nascita e, provvidenzialmente, anche una rinascita. E allora può essere utile oggi raccogliere due inviti che ci vengono rivolti dal profeta Isaia e dall’apostolo Giovanni. Isaia ha un messaggio che oggi susciterebbe qualche attenzione, se non altro perché, atteggiandosi a mercante, il profeta invita a comprare «senza pagare». In tempi di crisi il «gratis» attira sempre. Ma poi si intuisce subito che il prodotto non è materiale e che non serve denaro per procurarselo. Le parole di Isaia non hanno perso la loro attualità: «Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia?». Un invito fin troppo esplicito a fare sacrifici per ciò che è veramente essenziale, a volgere il proprio interesse alle cose spirituali, per le quali non c’è bisogno di pagare. «Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino», dice Isaia, facendo capire che il pane che sazia lo spirito è il Signore e che, per fortuna, il Signore non lo si vende al mercato e possono averlo vicino anche quanti non hanno il portafogli gonfio, perché Dio si acquista senza pagare. Lo si deve però cercare, mentre egli si fa trovare e – il Vangelo ci rassicura – lo si può trovare, perché ha posto la sua dimora in mezzo a noi: lo si trova in un rapporto orizzontale, tra uomo e uomo, e non più tra terra e cielo. È, ancora una volta, il messaggio del Natale: il Signore si è fatto vicino a te! L’evangelista Giovanni, da parte sua, gioca continuamente sull’esito più paradossale dell’incarnazione, che ha annullato la distanza tra il cielo e la terra, che ha messo sullo stesso piano Dio e l’uomo. Nella sua lettera dice a chiare lettere che non si può più affermare di amare Dio che non vedi se non ami i fratelli che vedi. Ma dice anche la verità che è complementare a questa: «In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti». Cioè: non puoi dire di amare veramente i fratelli, se non ami Dio che ti si è fatto fratello in Gesù. Giovanni ci rassicura anche: la nostra fede in Cristo è la vittoria che ha già vinto il mondo. Che stia parlando del nostro battesimo e ci stia domandando che cosa ne abbiamo fatto e come ne diamo testimonianza?