Santi Apostoli Pietro e Paolo. La fede in Cristo e la vera libertà…

Gli apostoli Pietro e Paolo sono uniti da un’unica festa perché accomunati dal martirio avvenuto a Roma nel 67 d.C.: Pietro fu crocifisso a testa in giù (secondo l’uso romano di crocifiggere gli schiavi) sul Colle Vaticano (ove poi sorse la basilica di San Pietro fatta costruire da Costantino); Paolo fu decapitato lungo la via Ostiense (e non molto lontano sorse la basilica di San Paolo fuori le mura). Festeggiati insieme, dunque, Pietro e Paolo a motivo del comune destino e dell’identica fede in Gesù Cristo. Uniti, eppure molto diversi tra loro. Se non ci fosse stato Gesù ad unirli, Pietro e Paolo non si sarebbero mai incontrati e non avrebbero terminato la loro esistenza nella capitale dell’impero romano. Ho detto che Pietro e Paolo erano diversi. Pietro era, insieme al fratello e al padre, titolare di una impresa di pesca sul mare di Galilea, a Cafarnao; ebreo e sposato. Paolo, nato in una famiglia di ebrei emigrata a Tarso, era un fariseo, grande conoscitore della Scrittura alla scuola del maestro Gamaliele. Pietro entra in scena quando Gesù chiama i suoi primi discepoli. Paolo compare quando muore il primo martire cristiano, Stefano, e si trova in quel momento dalla parte sbagliata, quella dei persecutori. Il rude pescatore e il fine teologo furono uniti dall’incontro con Gesù Cristo che cambiò loro la vita e finanche il nome: Simone divenne Pietro, Saulo divenne Paolo. Pietro incontrò il Signore lungo il mare, all’inizio del suo ministero pubblico; Paolo fu accecato dal Cristo risorto lungo la via verso Damasco, e da persecutore tenace fu trasformato in apostolo audace. Pietro sarebbe rimasto volentieri in Galilea, Paolo avrebbe voluto raggiungere i confini del mondo. Entrambi dal carattere forte – più rude Pietro, più puntiglioso Paolo – litigarono ad Antiochia circa i rapporti che si dovevano tenere con i cristiani che non provenivano dal giudaismo: aveva ragione Paolo, ma non ci viene detto come terminò quella controversia e forse la spuntò Pietro, che aveva alle spalle l’autorità di Giacomo e la comunità giudeo-cristiana di Gerusalemme.

Sì, nella Chiesa si litiga anche, si discute animatamente e i due principi tra gli apostoli sono lì a dimostrare che il messaggio di Cristo si rivolge a tutti gli uomini, a uomini diversi, che aprono le strade del Vangelo in direttrici differenti. Questo fatto aiuta anche noi a riflettere sul nostro essere cristiani in un mondo che non è certo meno complesso di quello in cui vissero Pietro e Paolo. Anche oggi si dibatte molto su quale debba essere la linea di incontro con le istanze del mondo, che cristiano non lo è mai stato ma che oggi sembra ancora più contrapporsi per tanti aspetti al messaggio evangelico. C’è chi pensa che evangelizzare debba comportare anche di scontrarsi duramente con la mentalità mondana, in una difesa a spada tratta dei principi irrinunciabili, dei cosiddetti «valori non negoziabili». C’è chi, invece, minimizza le diversità e preferisce intavolare l’incontro con l’umanità che ha smarrito i suoi paletti, cercando qualche minimo comune denominatore e magari sacrificando qualche angolo. Inutile dire che la via giusta non è né l’una né l’altra, e Pietro e Paolo su questo sarebbero stati d’accordo. Il Vangelo annacquato – con la scusa che così sarebbe accolto – è una brodaglia insapore che perde ogni effetto salvifico. Ma il Vangelo duro e puro – quale sia, poi, bisognerebbe capirlo – gettato in faccia come un’alternativa secca non funziona proprio.

Pietro e Paolo ci insegnano ciò che anche noi, pur diversi l’uno dall’altro, dobbiamo vivere e insegnare a nostra volta con la testimonianza: la dipendenza fiduciosa dal Signore Gesù. Ciascuno conti sulle proprie qualità e metta a frutto i propri talenti, ma dipenda dalla grazia di Dio. Ciò che accomuna i due grandi apostoli, così diversi tra di loro, è proprio questa consapevolezza che è stato il Signore a chiamarli – senza loro merito – e a sostenerli sempre, e che questo stesso Signore ha voluto, però, che essi donassero sino in fondo la loro vita in un impegno generoso a favore dell’unico Vangelo di Gesù Cristo. Pietro è raffigurato con le chiavi, Paolo con la spada: le chiavi per aprire le porte del Regno, la spada per combattere la buona battaglia. Ma le chiavi e la spada a nulla servono, se manca la fede nel Signore Gesù che, sola, dona al cristiano la vera libertà del pensiero e dell’azione.

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