Sabato Santo. L’amore è lasciarsi stupire…

«Un vaneggiamento». Così parve agli apostoli il primo racconto del sepolcro vuoto e dell’annuncio angelico della risurrezione. In effetti, se c’è una cosa che ha un senso per tutti è la pienezza definitiva di una tomba: se anche una tomba si apre, allora non v’è più nulla di certo… C’è da comprenderli, gli apostoli. Erano vuoti dentro, proprio come il sepolcro. Amavano quel Gesù da cui si erano lasciati lavare i piedi. È vero, non lo capivano in quell’amore «sino alla fine» che era finito inchiodato in croce. Non lo capivano, ma lo amavano. Ed ora, al loro dolore e alla loro paura mancava soltanto quel vaneggiamento di donne! Quante volte anche a noi capita di non smettere di amare qualcuno, eppure siamo tentati di vedere una pietra posta sopra l’amore a sancirne la fine o anche solo l’impossibilità di continuare un percorso. Oggi, poi, si ha fretta di consumarlo, l’amore, e anche di dichiararlo finito. «Pietro tuttavia». Eccolo il nostro Pietro, l’uomo dai mille «tuttavia», l’uomo che doveva morire per Gesù e invece nega e rinnega, colui che aveva gettato le reti «nonostante» avesse faticato tutta la notte. Come ci piace questo Pietro nella veste pasquale di chi «tuttavia si alzò, corse al sepolcro» e constatò che qualcosa in quel vaneggiamento proprio non quadrava. «E tornò indietro, pieno di stupore». Meno male, che sei tornato indietro, Pietro, tu che ostentavi sempre il tuo voler andare avanti. E meno male che il sepolcro vuoto ti ha riempito di stupore. È la via che dobbiamo prendere anche noi questa notte: tornare indietro dai nostri vaneggiamenti, dalle delusioni, dalle pretese, dall’orgoglio e dagli idoli che ci affliggono. E arrenderci allo stupore di un Cristo vivo, che, unico al mondo, cammina oltre il sepolcro. Se amiamo, gettiamo via il libro dei calcoli, e lasciamoci stupire. Ho il sospetto che dai nostri amori umani abbiamo depennato lo stupore come un lusso inutile. Tutto corre sui binari dell’abitudine, e si vede, talvolta, lo squallore. Invece no. L’amore si rigenera, solo se ci lasciamo stupire dall’altro. Gesù, anche in questo, è Maestro e Signore.

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