«Non sei lontano dal regno di Dio», così dice Gesù allo scriba che ha dialogato con lui sul «primo di tutti i comandamenti». Oggi, forse, noi avremmo posto la domanda in un altro modo. Avremmo chiesto a Gesù: «Puoi dirmi che cosa mi renderebbe veramente felice?». Una domanda universale, questa. Che cosa cercano affannosamente tutti gli uomini se non come essere felici? Tutti desideriamo la felicità, però poi spesso sbagliamo nell’individuare che cosa ci rende veramente felici. Se dunque la domanda avrebbe potuto essere diversamente posta, la risposta di Gesù sarebbe stata identica: l’amore rende veramente felici, ma l’amore ha un suo ordine e una sua dinamica, che sono molto importanti ai fini della felicità.
L’ordine è triplice – anche se a prima vista sembrano solo due i comandamenti – perché Gesù ci chiede di amare Dio e di amare il prossimo, ma c’è qualcosa che qualifica questo duplice amore: Dio va amato con tutto se stessi, il prossimo come se stessi. Il che equivale a dire che il comandamento dell’amore è triplice, perché la misura dell’amore di Dio e del prossimo è se stessi. E, a questo punto, si tocca davvero il segreto della felicità umana e si entra nel mistero profondo dell’amore. Siamo capaci di amore verso noi stessi? Ciascuno di noi si ama al punto che possa mettere tutto se stesso nell’amore verso Dio e possa amare gli altri allo stesso modo in cui si ama? Parlare di amore di se stessi ci porta su un terreno in cui il mondo sembra preparato. Mai come oggi abbondano gli appelli allo star bene con se stessi, le istruzioni circa le tecniche di gratificazione. Eppure, la felicità, quella vera, sembra essere lontana, a scapito di depressione, stress, insoddisfazione perenne. Qualcosa evidentemente non va in questo amore di se stessi. Gesù usa tre parole per indicare la pienezza di se stessi, il «tutto se stessi». Parla di cuore, di mente, di forza. Sono tre dimensioni fondamentali di ogni persona umana e vanno egualmente curate se si vuole raggiungere un buon equilibrio interiore.
Con «mente» si intende dire che la vita non è improvvisazione, bisogna usare la testa in tutto, anche nell’amore che non è affatto svincolato dall’intelligenza delle scelte e dall’uso della ragione. Il nostro mondo commette un errore grossolano, quando parla dell’amore come di qualcosa che è… senza testa, uno spontaneismo irrazionale. Ci vuole invece «tutta la mente» per amare davvero, a partire da se stessi.
È comprensibile anche che cosa si intende con «forza»: le intenzioni della mente hanno bisogno di diventare vita quotidiana, anche se, diventando concreta nell’azione, ogni intenzione rischia sempre di perdere un po’ del suo smalto ideale. Ma è necessario che l’amore non resti solo nella mente, pur con il rischio che la sua incarnazione nella realtà concreta faccia apparire anche le ombre oltre che la luce. Quando si ama con «tutta la forza», subentra la passione, entra in gioco la concretezza della vita con gli alti e i bassi che sono inevitabili. Ma un amore che non sia appassionato rischia di essere anonimo, disincarnato e quindi anche invisibile. L’amore con la mente ma senza forza assomiglia ad un dovere. Più che la forza dell’amore si ha un amore dato per forza!
Ecco, allora, l’importanza del «cuore», che è il vero centro unificante della persona umana. Il cuore fisico è il muscolo che manda il sangue ovunque e irrora l’organismo rendendolo vivo. Il cuore spirituale è il legame profondo tra la mente e l’azione, che garantisce il vero equilibrio di quel prodigio fatto ad immagine di Dio che è l’uomo. Essere persone che amano con «tutto il cuore» significa saper scegliere di volta in volta la via giusta per mettere in pratica un progetto ideale, o il modo giusto per avvicinarsi ad una persona, o per stabilire se è meglio parlare o tacere. Non mi risulta che il cuore dell’uomo – sì, proprio quello che sta dentro il petto – sia un muscolo “democratico”? Quando dobbiamo digerire manda più sangue nello stomaco, e ne manda di più alle gambe e alle braccia quando dobbiamo compiere uno sforzo fisico. Così è anche del cuore spirituale: è il regolatore della nostra vita, capace di metterla in equilibrio tra le sue varie esigenze.