Quale sarà la prima parola imparata dai bambini? Scordatevi “mamma” o “papà”! Nella Francia progressista di Hollande, il povero piccolo dovrà imparare a scandire, sillaba dopo sillaba, con immensa fatica, la parola “genitore uno” e “genitore due”, che, a secondo dell’iniziale del nome, sarà il vecchio papà o la vecchia mamma, in rigoroso e asettico e asessuato ordine alfabetico; oppure, addirittura, sarà uno dei due gay della coppia omosessuale, che magari non è né il “generante maschio” né il “generante femmina”. Che fatica a destreggiarsi in questo nuovo vocabolario del codice civile, che a fine mese con ogni probabilità diventerà legge oltralpe!
Magari il bimbetto, per comodità o pigrizia linguistica, continuerà a chiamare quei due alla vecchia maniera – “padre” e “madre” – ma sui documenti ufficiali queste due figure ancestrali non figureranno più. La spocchia dei nuovi legislatori – ci aveva già provato Zapatero in Spagna – è quella di introdurre un cambiamento linguistico che renda possibile un cambiamento di costume e di legislazione nel campo del diritto matrimoniale. Il tempo di forte crisi economica è ideale per gettare un po’ di polvere negli occhi dei pochi elettori rimasti, convincendoli che la politica sta facendo qualcosa. Forse succederà così anche da noi, non appena i politici rientreranno a pieno rango a Palazzo Chigi: provvederanno a rassicurare i propri privilegi e attueranno qualche bella riforma di vocabolario…
Quello che Hollande sta varando per la Francia – e che Zapatero decretò per la Spagna (egli parlò di “genitore A” e di “genitore B”, privilegiando l’alfabeto all’aritmetica) – è un grave errore sociale. Mamma e papà non sono semplicemente dei nomignoli facili da imparare, ma rappresentano l’unica vera struttura educativa della famiglia e, quindi, della società. Gli Stati dove la disgregazione del tessuto familiare è più avanzata stanno facendo marcia indietro e stanziano fondi per mantenere la “vecchia” famiglia, considerata come anello fondamentale e sano della catena sociale. La indifferenziazione tra i sessi – che è alla base ideale di simili progetti legislativi – è un gravissimo danno educativo, perché “maschio” e “femmina” non sono solo generi grammaticali, ma rappresentano le due forme di vita umana che nel matrimonio entrano in feconda simbiosi. Le operazioni legislative alla Hollande o alla Zapatero credono di scardinare una differenziazione naturale servendosi di una volgare ristrutturazione grammaticale. Sarebbe come voler ridurre la fantasmagorica ricchezza dei colori – rosso, verde, azzurro, giallo, ecc. – alla banalizzazione di “colore 1”, “colore 2”, “colore 3”, “colore 4” e via dicendo, per non influenzare la percezione estetica dei soggetti o per non discriminare i daltonici. Una autentica sciocchezza!
L’unico vantaggio, almeno sul piano lessicale, della stravagante riforma Hollande sarebbe quella di ampliare il repertorio di vocabolario nelle famiglie cosiddette allargate. Spesso i bambini dei divorziati conviventi o risposati usano dire “l’altro papà” o “l’altra mamma” per indicare rispettivamente il compagno della madre naturale o la compagna del padre naturale: ora potranno chiamarli più comodamente “genitore 3” e “genitore 4”. Senza contare che, nell’ipotesi di donatori di sperma o di ovuli – i cosiddetti “padre biologico” o “madre biologica” – si potrebbe addirittura arrivare a chiamarli “genitore 5” e “genitore 6”. Insomma, pensate che mirabilante varietà di genitori possono avere i figli di oggi! Con il rischio – questo sì drammatico – che in mezzo a questa selva di genitori (con tanto di numero dopo) non si trovi neanche un padre e neanche una madre. Cioè, esattamente l’unica cosa di cui quei figli hanno assolutamente bisogno.
Provo orrore per questa proposta, non tanto perchè condivida una visione rigorosamente eterosessuale della famiglia, quanto per il fatto che si pretenda di forzarne mediante la legge i meccanismi più elementari e spontanei. Anche chi volesse guardare alla cosa con una visione “rigorosamente laica”, dovrebbe inorridire di fronte a un simile atto di violenza ideologica, un intollerabile anelito ad una aberrante massificazione omologante. Mi sembra un richiamo ad alcune scene tratte dal 1984 di Orwell …
Le segnalo, infatti, una posizione che parte dal “rigorosamente laico”: il commento di Isabella Rossi Fedrigotti apparso oggi sul Corriere della Sera