Benedetto XVI dialoga con Odifreddi… a colpi di fioretto!

Chi aveva dato per disperso il papa emerito, deve ricredersi. Benedetto XVI, il teologo Joseph Ratzinger, è vivo e vegeto. Soprattutto, lucido e battagliero, capace di essere delicato ed insieme pungente. Ne dà prova la lettera con cui ha risposto al matematico Piergiorgio Odifreddi (personaggio famoso per le sue critiche radicali alla fede cristiana e alla Chiesa, con tesi non di rado appoggiate su una logica tutt’altro che… geometrica). Il quotidiano La Repubblica ne ha pubblicati ampi stralci. Dopo aver ringraziato il matematico per aver preso in considerazione il suo libro – si tratta di Introduzione al cristianesimo – Benedetto XVI enuclea il suo giudizio circa il libro di Odifreddi – Caro papa, ti scrivo – rilevando con dispiacere «una certa aggressività e l’avventatezza dell’argomentazione», pur confessando di aver provato «godimento e profitto» in alcune parti. E qui, ecco la prima stoccata: se la teologia è fantascienza (tesi sostenuta da Odifreddi) come mai il matematico ha giudicato un testo di… fantascienza come quello di Benedetto XVI così degno di un approccio… scientifico? Umorismo a parte, è questa l’obiezione forte che si può rivolgere ad un ateo: se Dio non esiste, se Gesù Cristo è un’invenzione, se tutto quello che lo riguarda (da parte di chi invece creda che esista) è pura fantasia e vaniloquio, perché ti accalori tanto per confutarlo? Ovvio, la rilevanza storica e culturale del cristianesimo è immensa, e anche un ateo lo sa ed è costretto a fare i conti con le conseguenze misurabili di ciò che non esiste… Evidentemente, il Dio incarnato è più fastidioso del Dio che sta sulla nuvoletta!

Joseph Ratzinger non si smentisce e scrive prima di tutto come autentico uomo di fede e, quindi, come strenuo difensore della ragione: «In tutte le materie specifiche la scientificità ha ogni volta la propria forma, secondo la particolarità del suo oggetto. L’essenziale è che applichi un metodo verificabile, escluda l’arbitrio e garantisca la razionalità nelle rispettive diverse modalità». Come a dire: la scientificità è un metodo che si addice anche alle discipline teologiche e che potrebbe mancare, invece, in pretese discipline scientifiche, perché – seconda stoccata del papa emerito – «la fantascienza esiste, d’altronde, nell’ambito di molte scienze». Ed il papa emerito cita autori cari a Odifreddi: Heisenberg, Schrödinger, Richard Dawkins e Jacques Monod e alcune delle loro tesi strampalate. Fantascientifiche, appunto.

Come la tesi della non esistenza di Gesù. Qui Benedetto XVI infligge la terza stoccata al matematico che vorrebbe stilare tesi apodittiche su Gesù: «Ciò che Lei dice sulla figura di Gesù non è degno del Suo rango scientifico. Se Lei pone la questione come se di Gesù, in fondo, non si sapesse niente e di Lui, come figura storica, nulla fosse accertabile, allora posso soltanto invitarLa in modo deciso a rendersi un po’ più competente da un punto di vista storico». Eh sì, ci vuole competenza per parlare di matematica, geometria e aritmetica, ma non si possono dire castronerie su Gesù, solo perché ci si chiama Odifreddi. Ci vuole competenza anche per parlare di Gesù e deve essere una competenza dei criteri della storiografia, prima ancora che della teologia. Benedetto XVI entra nel merito di alcune accuse che Odifreddi gli ha rivolto: ovvero, non fa un discorso sui massimi sistemi, ma entra nel vivo della discussione e smonta il costrutto del matematico su questioni precise. Il vero dialogo si fa così, non con l’accetta – come purtroppo siamo abituati dal mondo della politica – ma con il fioretto. Si dialoga argomentando, non destrutturando.

Prosegue con arguzia il papa emerito, non senza qualche ironia, ma sempre con grande rispetto e trasparenza di pensiero. Molto bello il passaggio della lettera in cui Benedetto XVI vorrebbe educare lo sguardo di Odifreddi sulla fede e sulla Chiesa, evitando le restrizioni ideologiche sulle questioni – ad esempio quella dei preti pedofili – e allargando la prospettiva storica. Scrive Joseph Ratzinger: «Se non è lecito tacere sul male nella Chiesa, non si deve però, tacere neppure della grande scia luminosa di bontà e di purezza, che la fede cristiana ha tracciato lungo i secoli». Principio di profonda saggezza, questo, che il mondo laicista e ateo è disposto ad usare per tutti i gruppi sociali, ma che non vuole applicare alla Chiesa.

La conclusione del papa emerito – così come riportata dal quotidiano – è un saggio di eleganza e di lucidità: «Ill. mo Signor Professore, la mia critica al Suo libro in parte è dura. Ma del dialogo fa parte la franchezza; solo così può crescere la conoscenza. Lei è stato molto franco e così accetterà che anch’io lo sia. In ogni caso, però, valuto molto positivamente il fatto che Lei, attraverso il Suo confrontarsi con la mia Introduzione al cristianesimo, abbia cercato un dialogo così aperto con la fede della Chiesa cattolica e che, nonostante tutti i contrasti, nell’ambito centrale, non manchino del tutto le convergenze».

Non c’è da aggiungere niente. Per ora. Naturalmente Odifreddi si vanta che il papa emerito gli abbia scritto. E ne ha ben motivo. Avrà la possibilità di scrivere un altro libro, a partire dalle undici cartelle che Ratzinger gli ha dedicato. Osiamo sperare che sia meno avventato e aggressivo del solito, degno di quel rango scientifico che Benedetto XVI ha riconosciuto a Odifreddi e che vorremmo tutti vedere all’opera, finalmente. Chissà, che Dio ce la mandi buona…

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