Essere Chiesa umile

VENTIDUESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

Foto AC – La chiesetta di San Silvestro in Vallunga

Oggi la Parola di Dio ci esorta alla virtù dell’umiltà, che non gode di grande considerazione, anzi è vista con sospetto. L’esortazione di Gesù a cercare l’ultimo posto fa storcere il naso ai nostri contemporanei e forse anche a noi.

Ci sembra un cattivo ideale da vivere e da insegnare, soprattutto se calato nella concretezza del nostro mondo segnato da intraprendenza e arrivismo. Naturalmente l’umiltà propugnata da Gesù non è certo la virtù dei depressi e dei complessati e di tutti coloro che abdicano alle proprie responsabilità perché è più comodo nascondersi che agire. L’umiltà è una virtù per i forti e non certo esercizio di debolezza o pusillanimità o addirittura disprezzo di sé.

Il vero ostacolo all’umiltà così come la insegna Gesù è la preoccupazione che abbiamo di istituire continuamente confronti concorrenziali con gli altri: se ci si trova peggiori si soffre, se ci si scopre migliori si fanno soffrire gli altri. A guardar bene, un mondo in cui si sia rinunciato alla vera umiltà è un mondo in cui tutti soffriamo di più. In effetti siamo portati a diffidare di una persona altezzosa, mentre una persona umile suscita naturalmente fiducia e crea un clima disteso. Ecco, essere umili nasce essenzialmente dall’essere consapevoli di ciò che si è e di ciò che si vale, e insieme nel riconoscere che è dono di Dio, che lo si è ricevuto, non certo per nasconderlo, anzi per metterlo a frutto per sé e per gli altri.

Se sei umile e sei capace di umiliarti – dice Gesù – allora diventi anche capace di fare scelte ispirate all’umiltà: non prenderai i primi posti, e diventerai capace di dare i primi posti agli ultimi, di considerare di più anche quelli che contano di meno. L’umiltà diventa così il criterio della testimonianza e della missione del cristiano. E dei cristiani insieme, della Chiesa. Il ruolo che essa gioca nel mondo è divenuto sempre meno dominante rispetto ad un passato glorioso. Ecco, essere una Chiesa umile (talvolta umiliata) significa, lungi dal coltivare progetti di riconquista, offrirsi agli uomini consci che questa condizione povera ci fa essere più evangelici e magari anche più simpatici.

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3 thoughts on “Essere Chiesa umile

  1. L’umiltà mi pare virtù molto concreta e realistica, terra a terra ( humus): sono quello che sono, tutto quello che sono è dono ricevuto gratuitamente. A ciascuno il compito di moltiplicare, condividendo.

  2. Nell’attuale momento storico, di pandemia ed altre sventure, rischiamo di essere persone “bipolari”. In piena pandemia siamo depressi e abdichiamo alle responsabilità, perché è più comodo nasconderci che agire; quando la comunicazione (spesso poco scientifica) annuncia che la pandemia diminuisce torniamo ad essere presuntuosi, concorrenziali con gli altri e dimentichiamo gli ultimi (che sono nel mondo post-moderno in continuo aumento) diventando antipatici. Scrive bene Don Agostino: “Ecco, essere una Chiesa umile (talvolta umiliata) significa, lungi dal coltivare progetti di riconquista, offrirsi agli uomini consci che questa condizione povera ci fa essere più evangelici e magari anche più simpatici.”

  3. Come ha ben chiarito Don Agostino nell’omelia che ha porto domenica alla Comunità dei Santi della Carità dobbiamo essere capaci di fare scelte “ispirate all’umiltà”. Non prendiamo quindi i primi posti ad una festa di un matrimonio, nella passeggiata a lago durante lo spettacolo pirotecnico e neppure in chiesa nella partecipazione alla Messa. Cerchiamo, per quanto possibile, di diventare capace di dare i primi posti agli ultimi e di considerare alla pari anche quelli che contano di meno…

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