VENTUNESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

«Quelli che si salvano» sono in realtà «quelli che vengono salvati». Gesù non risponde se sono tanti o pochi, ma comunque la salvezza è un dono non una conquista. Forse proprio per questo la porta della salvezza è stretta, perché richiede non tanto l’abilità di salvarsi da soli quanto l’umiltà di essere salvati da un Altro.
Le cose più importanti della vita – e la salvezza è la più importante – costano di più a riceverle in dono che a pagarle. È il nostro orgoglio a rendere stretta la porta della salvezza, per cui Gesù dice che bisogna sforzarsi per entrare, bisogna cioè lottare contro la presunzione di farcela da soli, senza per altro lasciarsi prendere dalla pusillanimità che ci fa attendere dall’alto un dono senza metterci il nostro personale impegno. Con una sintesi felice, possiamo dire che bisogna agire come se tutto dipendesse da noi, nella certezza però che tutto dipende da Dio.
Se dovessi trovare un’altra immagine della porta stretta, la cercherei sicuramente nel sentiero di montagna che pazientemente guadagna la vetta. Uno di quei tipici sentieri che ti dà la sensazione di arrivare in fretta, ma che poi improvvisamente perde quota per aggirare magari uno sperone roccioso, e poi riprende a salire zizzagando lungo il pendio. È un sentiero stretto e ben segnato da piedi esperti, ma in alcuni punti ti verrebbe voglia di tagliare diritto in una orgogliosa iniziativa personale per accorciare il percorso. Ma così facendo usciresti dalla traccia sicura della salvezza che ti è donata – pur mettendoci tu la tua fatica – in un segnavia saggiamente tracciato. Guai a trasformare la piacevole escursione della vita in una rincorsa alla vetta! Si perderebbe così anche la gioia di fermarsi e contemplare, guardando ora indietro ora avanti, oppure da una parte e dall’altra lungo una cresta ardita.
Certo, il sentiero è stretto, ma spalanca il cuore, e la salvezza non è un traguardo che sta in alto, alla fine, ma è un dono inaspettato che ti viene come anticipato e rinnovato ad ogni passo. Stando entro quello spazio limitato della montagna che è il sentiero, tu puoi già goderla e contemplarla tutta.
Il sentiero di montagna come metafora della vita: la fatica, ma anche la bellezza sparsa a piene mani. La meta è importante ma lo sono anche ogni passo e ogni sosta. La porta stretta dice di persone libere che si muovono senza zavorre, che non hanno bisogno di bagagli perché – semplicemente – vanno in famiglia dove troveranno tutto ciò che serve per vivere felicemente. Oltre la porta incontreranno un padre con le braccia aperte non un padrone che misura le prestazioni.
Don Agostino porge come metafora della vita il sentiero di montagna e scrive: ” Guai a trasformare la piacevole escursione della vita in una rincorsa alla vetta!”. Il dono della salvezza non sta soltanto alla fine, ma viene rinnovato nei nostri giorni feriali. Un pizzico di salvezza sta nel dolore delle malattie e delle offese, ma anche nella gioia dell’amicizia, dell’amore figliale, dell’amplesso coniugale… E’ un dono inaspettato che ci viene rinnovato ogni attimo nel sentiero stretto della vita. Dobbiamo agire “come se tutto dipendesse da noi, nella certezza però che tutto dipende da Dio.”
Cara Anna la salvezza ci è donata come una scatola che contiene le tessere di un bellissimo, ma complesso puzzle. Noi dobbiamo ogni giorno impegnarci a trovare la tessera che combaci con le altre per comporre il puzzle della vita, che richiede grande fatica nella bellezza del dono.