SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA – Anno C

«Quando si svegliarono, videro…». Come si fa ad addormentarsi in un momento così decisivo? Pietro, Giovanni e Giacomo si erano lasciati anestetizzare sul monte Tabor, «oppressi dal sonno». Gesù, invece, si era come estetizzato davanti a loro.
Anche in questa domenica c’è un contrasto, non più tra «simbolo» e «diavolo» come nel deserto delle tentazioni. Qui, sul monte della trasfigurazione, il contrasto è tra «estetico» e «anestetico». L’anestetico è ciò che toglie la bellezza dalla vita, e senza bellezza una vita è proprio invivibile. L’estetico è ciò che ti mette a contatto con la bellezza che sta nel profondo delle persone e delle cose e dona alla vita la sua passione. L’anestetico lo producono gli uomini e lo compri in farmacia. L’estetico è un dono di Dio agli uomini e si può regalarselo a vicenda.
Che cosa accade sul monte? Viene sospeso per un attimo il grande miracolo dell’incarnazione e Gesù si mostra in tutta la sua bellezza, quella che l’evangelista chiama gloria. La bellezza, quando la vedi, ti porta fuori. Dovremmo usare un’altra parola: estasi. L’estetico ti regala l’esperienza più umana che ci sia, l’estasi, ti conduce fuori di te, ti pone di fronte all’altro, ti spalanca alla relazione, ti schioda dal tuo egoismo, dal tuo stare fermo in te stesso. Abbiamo proprio bisogno della bellezza per uscire dal nostro guscio e realizzare la nostra essenza, il nostro desiderio, per diventare, come Dio, essere in relazione. L’estetica corre il rischio di essere equivocata nel nostro mondo, e confusa con un semplice cambiamento dell’aspetto esteriore.
La bellezza oggi è ridotta ad apparenza. Mentre è esattamente il contrario: è trasparenza che fa vedere ciò che c’è dentro! Ecco perché il nostro mondo è come una grande farmacia che vende l’anestetico e addormenta i sensi e occlude la via allo spirito dell’uomo. La trasparenza, infatti, è molto pericolosa, perché gli uomini e le donne trasparenti non sono facilmente manovrabili e rischiano di essere addirittura liberi. Proprio come il Gesù che scende dal monte Tabor, dopo la manifestazione della sua trasparenza…
Anche a noi capita di vivere come addormentati e spesso questa vita ” altra” più che un sogno è un incubo. Svegliarsi vuoi dire riuscire a percepire non solo il fuori delle cose e degli accadimenti, ma soprattutto la loro verità. Questo Vangelo ci consegna la certezza che la nostra vita, innestata in quella divina di Gesù, ci consegna ad orizzonti di gioia e di bellezza. La scuola di Gesù è questa: imparare a guardare attraverso il suo sguardo, imparare ad amare attraverso il suo cuore.
Nel prezioso libro “L’albero della vita” don Agostino Clerici ben descrive le quattro successioni, attraverso le quali noi possiamo uscire dall’egoismo, che sono: la statica, l’etica, l’estetica, l’estatica (L’essenziale è visibile, maggio 2015). Nel blog di oggi scrive: “Abbiamo proprio bisogno della bellezza per uscire dal nostro guscio e realizzare la nostra essenza, il nostro desiderio, per diventare, come Dio, essere in relazione”. Non è un semplice cambiamento dell’aspetto esteriore, non è il cospargersi di profumi o deodoranti (prodotti molto commercializzati nel tempo postmoderno, nel quale gli uomini stanno facendo proprio puzzare il pianeta!). E’ tutta un’altra via, quella che ci indica il Signore.