Dita e saliva…

VENTITREESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

Foto di Thomas Wolter da Pixabay

Il sordomuto del vangelo avrebbe avuto un po’ di compagnia da un telefonino di ultima generazione. Sì, certo non poteva parlare e ascoltare, ma con gli occhi bene aperti e la tecnologia digitale avrebbe potuto avere il mondo a portata di dita, uscendo così dal suo isolamento. Un miracolo? Forse, ma non è quello che fa Gesù.

La pagina evangelica di oggi è molto attuale. Siamo nel mondo della comunicazione, in cui tutto passa dalla fibra ottica o dalla parabola e il cui dio è la velocità: poi ci accorgiamo che è venuto meno il criterio della realtà e della verità, e che si comunicano falsità e maldicenze a servizio dei propri interessi. La comunicazione rischia di renderci tutti sordomuti, incapaci di parlare e soprattutto di ascoltare, perché le orecchie, se non sono veramente connesse al cuore, alla testa, rischiano di essere come dei freddi auricolari che non filtrano i suoni ma li lasciano esplodere. Quindi, per guarire dal sordomutismo di ritorno – la malattia del nostro tempo che ci ha atrofizzato i sensi – non c’è bisogno di un altro telefonino, ancora più veloce e performante, ma del miracolo dell’«effatà».

Bisogna che si aprano gli orecchi e che si sciolga il nodo della lingua. «Apriti!», dice Gesù al sordomuto. Non lo dice con un freddo messaggino a distanza, ma prendendolo in disparte, ponendogli le dita negli orecchi e toccandogli la lingua con la saliva. Si direbbe che l’apertura del sordomuto è operata con gesti molto invasivi, con contatti fisici e non con comandi a distanza. La vera apertura – che opera la rottura dell’isolamento esistenziale provocato dalla incapacità di dialogare, di parlare e ascoltare – avviene con il coinvolgimento del corpo, in disparte dalla folla curiosa e chiacchierona, mettendo le dita non sopra uno schermo digitale ma negli orecchi, e donando la propria saliva, ovvero una saggezza che viene dal profondo, una saggezza liquida, una saggezza che si avverte come una linfa vitale e non come un freddo armamentario di nozioni.

Direi che la pagina evangelica di oggi ha da dirci qualcosa sul nostro ruolo di educatori, che aprono alla vita.

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2 thoughts on “Dita e saliva…

  1. Il coinvolgimento dei corpi, gesti che concretizzano la ricchezza interiore. È così che si realizza il miracolo. Lo chiediamo anche per noi: saper ascoltare ( accogliere l’ altro, dare il giusto peso a parole ed esperienze; ascoltare la silenziosa voce di Dio), saper parlare ( le parole giuste al momento giusto, parole che restituiscano per davvero il nostro pensiero e sempre siano secondo verità). Ascolto e parola che ci permettano di raggiungere il nucleo della vita e di esprimerla.

  2. Don Agostino coglie con intelligenza la peculiare attualità della parabola. Le parabole sono tutte attuali, ma questa lo è in particolare in un tempo di comunicazione digitale, manovrata per portarci all’isolamento esistenziale e all’incapacità di dialogare, di parlare e ascoltare. Gesù ci insegna che per comunicare umanamente occorre il coinvolgimento personale della “carne”, lontano dalle folle agitate e, come scrive don Agostino, “mettendo le dita non sopra uno schermo digitale ma negli orecchi”. A noi persone del terzo millennio non occorre il bombardamento di nozioni, molto spesso non verificate scientificamente, ma la saggezza di Gesù, la linfa che porta alla via, alla verità, alla vita.

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