QUARTA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B
Gesù «insegnava». Così, molto semplicemente, l’evangelista Marco ci dice che lavoro faceva Gesù. Un insegnante, dunque. Ma di quale materia? «Un insegnamento nuovo» che lascia «stupiti». Un insegnamento che è capace di guarire dalla malattia interiore più pericolosa: l’essere posseduti. Nel racconto si parla di «un uomo posseduto da uno spirito impuro» che parla attraverso di lui e vuole essere lasciato libero di agire indisturbato. Gesù lo scaccia e dona a quell’uomo la sua vera libertà. Questo è lo scopo dell’insegnamento: mettere una persona nelle condizioni di poter decidere in piena libertà della propria vita.
Purtroppo di spiriti impuri è pieno il mondo, e sono presenze che schiavizzano l’uomo, impedendogli di essere se stesso. L’autorità con cui Gesù insegna è una vera autorità perché rende liberi davanti a Dio e davanti agli uomini. Gesù, quindi, si dimostra insegnante con le parole e con i gesti. Egli è un educatore capace di far sbocciare la libertà delle persone a lui affidate. L’educazione è la cosa più importante della vita. È un modo di essere a favore dell’altro, che lo sa mettere in uno stato di consapevolezza di fronte alla propria vita. Non è un’operazione indolore, tanto è vero che nel racconto si dice che «lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui»: talvolta per educare bisogna straziare, perché deve uscire la parte peggiore affinché possano esserci le condizioni per far uscire il meglio.
Non per nulla, educare significa proprio «condurre fuori»: occorre cioè tirar fuori, mentre noi abbiamo confuso l’educazione con l’affanno a mettere dentro… Ma che cosa poi? Mille istruzioni, senza però preoccuparsi di offrire un criterio per leggere e affrontare la vita. «Deciderà lui quando sarà grande!». Certo, ma sarà in grado di decidere, solo se gli avrai fornito un indirizzo, se gli avrai proposto dei valori, che poi possano essere da lui vagliati, rifiutati, cambiati o rimotivati adeguatamente. Ecco perché l’insegnamento di Gesù è «nuovo»: perché non è estraneo alla tua vita, ti parla dal di dentro, era come se te lo aspettassi, ti mette in grado di essere libero.
L’educazione regala gli strumenti per crescere nella libertà, dura tutta la vita e ” funziona” solo se diventa – nello stesso tempo – auto educazione. Gesù, in questo, è il VERO maestro. Ci tira fuori dalle nostre pastoie, ci apre orizzonti i cui limiti sono solo quelli suggeriti dall’amore. Lui non vuole saperci spettatori, ma persone vive, consapevoli.
Il rischio dell’educazione è il rischio di tirar fuori e non di mettere dentro. Oggi la scuola e quel poco che è rimasto della famiglia cercano di metter dentro al giovane una massa di istruzioni “senza però preoccuparsi di offrire un criterio per leggere e affrontare la vita”. Il giovane deve essere messo nella condizione di poter decidere in libertà della propria vita, ma solo se genitori e insegnanti avranno proposto valori, che poi possano essere da lui vagliati e anche cambiati. E’ necessario usare, come dice spesso don Agostino, il doppio moschettone: il primo della grazia e il secondo della libertà…