TERZA DOMENICA DI AVVENTO – Anno B
«Siate sempre lieti». Questo invito di san Paolo risuona non poco strano. Stride quel «sempre», che proprio non si intona con l’essere lieti, con la gioia. Ci capita qualche volta di essere contenti, ma il velo delle preoccupazioni è l’unica cosa che c’è… sempre, nella vita. Evidentemente san Paolo intende un’altra situazione. Per comprendere, è importante scorrere l’elenco delle esortazioni che l’Apostolo fa seguire al suo invito alla gioia.
«Pregate ininterrottamente». Che non significa dire preghiere una dietro l’altra. La preghiera è il modo di respirare del cristiano, è la sintonia della vita – comprese le preoccupazioni – con Dio. La preghiera è un modo di vivere, non chiusi in se stessi, ma aperti sul mondo e su Dio, sempre connessi.
«In ogni cosa rendete grazie». Ci sembra esagerato dire sempre grazie. Ma non è affatto, questo, un invito ad accettare qualunque cosa senza poter esprimere un giudizio, non significa annullare sentimenti come la sofferenza di fronte ad un’offesa, la delusione, lo sconforto. Sarebbe impossibile. San Paolo non invita a rendere grazie di ogni cosa, ma a rendere grazie in ogni cosa: il primo monito sarebbe umanamente impossibile e forsanche disumano, questo, invece, è un principio di vera saggezza.
«Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono». Ci siamo abituati a due estremi, che sono entrambi sbagliati: o prendere tutto a scatola chiusa, senza più applicare una valutazione critica della realtà; oppure vedere solo ciò che vogliamo vedere, in una sorta di pregiudizio che cancella metà della realtà come sicuramente da evitare. Ora, in quella scatola chiusa c’è tanto di superfluo e di dannoso, mentre in quella metà pregiudizialmente scartata c’è tanto di buono.
La gioia, quindi, è la risultante di una somma di atteggiamenti. Il cristiano è sempre lieto, perché confida nel Signore. Talvolta, guardando la realtà ci pare di non vedere alcun motivo per essere davvero nella gioia e di non dover prevedere nulla di buono anche per il futuro. Ecco, occorre riguardare la medesima realtà nella certezza che è Dio a dirigerla. Una luce si accenderà.
Il segreto della gioia è vivere bene piantati nel momento presente: slacciati dal passato ( oh, quelle ferite in cui continuamente si ficcano le dita), senza l’angoscia di un domani che non possiamo valutare. Un giorno è un breve tratto, bello da gustare, sopportabile se angustiato; a misura del nostro respiro. i dolori si sopportano se misurati in ore, le bellezze vengono adocchiate senza fretta. E Dio è con noi; non a levare gli inciampi dalla strada, ma a farci compagnia. Non rende le cose più facili, ma le divide con noi. È questa la gioia: avere un perché nella vita, saper vedere i miracoli che ci circondano, non sentirsi soli e sapere di essere il pensiero di Dio.
” Il cristiano è sempre lieto, perché confida nel Signore” scrive don Agostino. Non è così semplice… Seguendo l’andamento dell’epidemia in corso non vedo motivi di tranquillità e non prevedo miglioramenti per la fine dell’anno e per molti mesi dell’anno prossimo. Il velo di preoccupazione mi resta e ciò è profondamente umano. Provo a guardare il corso della situazione, che toglie il respiro, con il “respiro” della preghiera: il solo modo di vivere la preoccupazione nella certezza che è Dio a dirigere il corso della realtà. Allora, una luce mi si accende…