TERZA DOMENICA DI PASQUA – Anno A
«Camminavano morti in compagnia della Vita». Così commenta sant’Agostino il viaggio dei due discepoli di Emmaus. Non sanno riconoscere Gesù risorto che cammina al loro fianco, perché sono concentrati sulla loro tristezza e delusione. Conoscono gli ultimi fatti, quelli del mattino presto: il sepolcro è vuoto, le donne hanno avuto una visione di angeli, gli apostoli hanno attestato che è proprio così, «ma lui non l’hanno visto». Hanno ragione i due, così come aveva ragione Tommaso: il fondamento della fede è Gesù vivo, un Gesù che si può vedere e toccare. Io oggi credo perché mi fido di Maria di Magdala, di Pietro, di Tommaso, dei due discepoli di Emmaus, perché so che essi hanno visto il Signore.
Potresti dirmi: «Sì, ma io non l’ho visto!». Non lo hai visto, perché cerchi di vederlo nel modo sbagliato e i tuoi occhi sono «impediti a riconoscerlo». Tu forse cerchi ancora di vedere l’uomo nato a Betlemme, vissuto a Nazaret, morto a Gerusalemme duemila anni fa’. Non è più qui, è risorto! Lo disse l’angelo alle donne. La storia umana non è costruita attorno ad un sepolcro vuoto, ma è l’immenso palcoscenico su cui Gesù è vivo e continua a camminare nascosto nell’uomo, anzi visibile nell’uomo. Vuoi vedere il Risorto? Cercalo nell’uomo. Cercalo nella Parola e nel Pane.
Il racconto di Emmaus svela una concreta modalità di riconoscimento, l’ascolto della Parola e il gesto dello spezzare il pane: il primo fa ardere il cuore, il secondo apre gli occhi. Questi gesti noi continuiamo a compierli nel momento dell’Eucaristia domenicale (quell’Eucaristia che in queste settimane non possiamo celebrare nelle nostre chiese, quell’Eucaristia che dobbiamo sempre desiderare). È stupefacente l’esito sui due di Emmaus: stanchi per undici chilometri di cammino, ne fanno subito altri undici per tornare a Gerusalemme ad annunciare l’incontro che hanno fatto. Si direbbe che Gesù è sparito alla loro vista per abitare stabilmente il loro cuore. Questo è il movimento meraviglioso dell’Eucaristia: farci penetrare nel cuore non un messaggio ma una persona, una Vita. Perché sia la nostra Via.