PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA – Anno A
«Sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». La promessa del serpente – il diavolo – ad Adamo ed Eva è davvero senza tempo. È la falsa promessa che sta al principio di ogni peccato. È la falsa promessa originale, di cui la storia ha conosciuto parecchie versioni, con esito identico, il peccato. Adamo ed Eva non devono pensare troppo, basta far baluginare davanti a loro una promessa grande e farli scivolare sulla buccia di banana del desiderio, dell’emozione momentanea, dell’istinto. Questa è la tecnica della tentazione, dall’origine sino a oggi.
E il diavolo ci prova anche con Gesù. In un territorio a lui più consono, il deserto. Non vi sono alberi e frutti, ma pietre e sabbia. Sembra anche più facile, invece il diavolo, dopo tre tentativi, è costretto a lasciare la preda. A Gesù il diavolo non poteva certo promettere di diventare come Dio. Gesù è Dio, il diavolo glielo ricorda e lo invita ad usare del suo potere: «Se tu sei Figlio di Dio…». Gesù non si fa incantare, vuole essere uomo sino in fondo, e proprio in questo modo insegnare all’uomo come si diventa Dio: basterà guardare la vita di Gesù, ascoltare la sua parola, diventare suoi discepoli cercando di imitarne la vita e le scelte, e, diventando come Gesù, si diventerà come Dio. La falsa promessa originale viene ribaltata: ciò che il serpente promette ad Adamo ed Eva è raggiungibile, non disubbidendo però, ma ubbidendo a Dio. Per conoscere il bene e il male basta conoscere Gesù. Questo, in sintesi, è il cartello segnaletico della Quaresima, che ci invita a seguire Gesù nel suo cammino terreno verso il mistero pasquale di morte e risurrezione.
All’inizio del nostro cammino quaresimale – che vogliamo impostare come un itinerario di riscoperta del nostro essere cristiani – ciascuno di noi è invitato a confessare la sua ferma volontà: «Ho scelto di stare dalla parte di Dio». È la risposta che Gesù dà al diavolo per ben tre volte. È la risposta che siamo invitati a dare anche noi alle innumerevoli tentazioni che attraversano la nostra vita. Tentazioni che possono essere ricondotte ai tre tipi di assalto del diavolo a Gesù nel deserto.
La prima tentazione, quella del pane, è la tentazione dell’egoismo, che mette al centro il mio bisogno e restringe la visuale ai problemi materiali. No, allarga lo sguardo: accorgiti degli altri, e apri gli occhi sulla drammatica povertà spirituale – la povertà di Dio – che colpisce soprattutto coloro che materialmente stanno bene.
La seconda tentazione, quella del gettarsi dal pinnacolo del tempio, è la tentazione del protagonismo, che mi fa credere che tutto vale nella misura in cui mi mette al centro e realizza la mia individualità. Non è così: «Il più grande tra voi diventi come il più piccolo… Io sto in mezzo a voi come colui che serve». Questa è la ricetta di Gesù.
La terza tentazione, quella dell’alto monte da cui si vedono tutti i regni del mondo, è la tentazione del potere, che cerca di convincermi che il possedere di più mi renda più felice. Anche se si moltiplicano oggi gli alti monti da cui si vende questa prospettiva di guadagno facile e di successo, essa è falsa, già qui in terra e non solo in prospettiva dell’eternità. Bisogna decidere, come Gesù, di adorare solo Dio, perché… abbiamo scelto di stare dalla parte di Dio.