Un cielo vicino

SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI

Il grande affresco che l’Apocalisse ci ha messo davanti agli occhi è un tentativo di descrivere il paradiso. Come tutte le immagini riesce a regalarci delle impressioni vivaci che sanno parlare ben di più e meglio delle parole. Ad esempio, la «moltitudine immensa che nessuno poteva contare». In un mondo in cui l’economia detta le sue regole, per cui siamo abituati a contare e a misurare tutto, l’immagine di una «moltitudine immensa che nessuno poteva contare» è una dirompente iniezione di serenità. Intanto perché dilata la speranza di farne parte, ricordandoci le belle parole di Gesù ai discepoli prima di affrontare la passione: «Vado a prepararvi un posto». Se quella moltitudine è immensa, allora c’è un posto anche per noi, c’è un posto anche per me, e Gesù è andato a prepararmelo proprio grazie al sacrificio della croce. C’è una domanda che sorge spontanea alla nostra curiosità di sapere: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Come a dire: dammi un segno che anch’io posso far parte di questa moltitudine immensa! E la risposta giunge proprio a darci questa assicurazione, anche se contiene qualcosa che ha a che fare proprio con la croce di Cristo, con quel momento attraverso il quale ci è stato preparato un posto in cielo. «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello». Gli abitanti del cielo – quelli che noi chiamiamo santi e che oggi veneriamo tutti insieme indistintamente in questa grande solennità che la Chiesa ci invita a celebrare – sono stati abitanti della terra, né più né meno che noi. Non hanno avuto nessuno sconto, nessuna via preferenziale, nessuna scorciatoia. Anzi, «vengono dalla grande tribolazione», seguendo le orme del Signore Gesù, Agnello che ha versato il suo sangue per noi. Nonostante questa immagine – «grande tribolazione» – ci porti a pensare istintivamente ai martiri che hanno dovuto superare una prova eroica, essa in realtà descrive la tribolazione del quotidiano, perché riguarda una «moltitudine immensa che nessuno poteva contare» e non pochi eletti segnati da un martirio cruento. La «grande tribolazione» è la vita di tutti i giorni e di tutti gli uomini e le donne di ogni tempo e luogo, una vita segnata dalla fatica di compiere le azioni più semplici e quotidiane. La «grande tribolazione» è la fatica della famiglia, dell’educazione dei figli, del lavoro fuori casa o domestico. La «grande tribolazione» è la rinuncia che ogni compito necessariamente comporta, è la fedeltà contenuta in ogni sacrificio, la stanchezza della sera che si sveglia con te il mattino e ti getta addosso il peso di una giornata che non riserva nulla di nuovo. È una tribolazione grande anche se fatta di cose piccole. Anzi, è grande proprio perché nascosta tra le pieghe di una vita comune, senza prove eroiche.

La moltitudine immensa dei santi è formata da gente che è passata attraverso una simile tribolazione, che assomiglia tantissimo alla nostra. Essi – ci dice l’immagine dell’Apocalisse – hanno saputo attraversarla lavando le vesti e «rendendole candide nel sangue dell’Agnello». È una pennellata paradossale, questa. Quale veste diventa candida a contatto con il sangue? Già, ma quale vita diventa santa a contatto con la tribolazione del quotidiano? Saremmo disposti a credere che non è possibile, che serve ben altro per diventare santi. Invece no, è proprio il bagno fatto con questo sangue a rendere candida la veste. È proprio l’accettazione paziente e serena di questo martirio quotidiano, vissuto nella consapevolezza di esserne come lavati e purificati, a farci diventare candidi di un candore che non ha rifiutato il contatto con la terra. A farci diventare santi.

Oggi la Chiesa vuole avvicinarci il cielo, che noi ostinatamente pensiamo abitato e abitabile solo da una sparuta schiera di santi, i cui nomi stanno scritti sui calendari. E l’apostolo Giovanni insiste: «Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio». Fin d’ora, vuole dire proprio adesso, mentre attraversiamo la grande tribolazione della vita. E lì, ciascuno al suo posto, ciascuno secondo la sua vocazione e il suo stato di vita, siamo chiamati alla beatitudine dell’essere poveri di spirito, miti, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace. E solo così, santi.

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