IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V. MARIA
Mentre siamo impegnati a preparare la nostra via incontro al Signore che viene, il nostro sguardo va oggi a Maria, il capolavoro della creazione preparato da Dio per l’accoglienza del suo Figlio. Maria è la via di Dio per incarnare Gesù, ma è pure la vita umana che, nel modo più trasparente possibile, ha servito il progetto di Dio di venire incontro all’uomo. Da Maria dipende umanamente la realizzazione di questo progetto divino, eppure «nulla è impossibile a Dio». Così dice l’angelo Gabriele a Maria. E a noi che siamo abituati ad una certa idea di potenza, sembrerebbe opportuno che un Onnipotente, uno a cui nulla è impossibile, lasciasse perdere tutta questa storia di annunciazioni, laboriose in quanto a progettazione e rischiose in quanto a esito. A Dio bastava un pensiero per generare, non aveva bisogno di inviare un angelo a chiedere il permesso. Così pensiamo noi, ma pensiamo male. Dobbiamo ricrederci: la vera onnipotenza divina è opposta alla potenza umana. Ed è così sin dal principio.
Quando Dio creò il mondo, aveva solo il nulla e dal nulla creò tutto, ma ci inganneremmo se pensassimo questo gesto creatore come un delirio di onnipotenza. Il nulla prese forma perché passò tra le mani dell’Amore. Fu un progetto d’amore a trasformare il nulla in creato. Un progetto che prevedeva una gradualità di bene e di bellezza, culminante nell’essere che portava l’immagine e la somiglianza del Creatore. Il nulla prese forma dall’Amore e culminò nell’essere umano, creato libero e capace di amare. Il racconto della Genesi ci mostra un Dio che plasma gli animali e con essi parla, ma gli animali non parlano con Dio. Si rivolge al serpente, dopo il peccato di Adamo ed Eva, ma il serpente non si rivolge a Dio. Solo l’uomo e la donna possono relazionarsi tra di loro e dialogare con Dio. Egli si rivolge a loro, ma anch’essi parlano con Lui. Da questo dialogo Dio non torna più indietro, questa relazione non cessa più, si direbbe che è essa la cifra della creazione.
E quando Dio vuole redimere la creazione, non parte dal nulla, ma da un altro dialogo. Prepara da lontano una creatura stupenda, immune da ogni macchia di peccato – ed è questa predilezione divina che noi oggi celebriamo nella solennità della Immacolata Concezione di Maria – e si affida alla sua libertà, mettendo in campo ancora una volta l’unica onnipotenza di cui è capace, quella dell’amore. Come ha detto sant’Anselmo di Aosta: «Mentre Dio aveva potuto creare tutte le cose dal nulla, dopo la loro rovina non volle restaurarle senza Maria».
Il dono verso cui ci dirigiamo nel Natale, Dio non volle farlo senza Maria. Ma Maria entra in questa storia d’amore dalla porta di… servizio. Il clima di paura che si respirava nel giardino dell’Eden trascolora in quell’unica risposta che la libertà di Maria sa partorire nella casa di Nazaret: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». È la libertà liberata a parlare in Maria, mentre la libertà supponente che voleva «essere come Dio» condusse Adamo ed Eva lontano da Dio in una schiavitù indeterminata, dai mille padroni. La libertà autentica è tutta contenuta in quel «fiat» che compare sulle labbra della «serva del Signore». Maria riprende il dialogo che si era interrotto nel giardino dell’Eden e porta a compimento quello stesso progetto che Dio aveva iniziato dal nulla. Maria dà nuovamente una forma umana all’amore che sta all’origine di tutto. Le dà una forma che ci assomiglia.
Ecco perché questa festa è così importante per noi, che prepariamo la strada al Signore che viene. Maria ci suggerisce la via e ci mostra la sua vita come esempio sublime eppure umano. La via è quella del dialogo con Dio. Se restiamo in relazione con Lui, ci resta sempre la possibilità di dirgli di sì, o di cambiare un no detto in un «avvenga per me secondo la tua parola». La vita di Maria è un esempio di servizio, e “servire” è un modo umilissimo di tradurre nel concreto la parola “amare”, che altrimenti resta sospesa nell’aura dei propositi e dei sogni. Il nostro Dio, per essere onnipotente, ha bisogno della nostra obbedienza. Anche noi dobbiamo saper trasformare il dono immenso della sua presenza in un compito di servizio.