TERZA DOMENICA DI PASQUA – Anno B
La pagina evangelica odierna ci riporta ancora alla sera della prima Pasqua e della prima domenica cristiana della storia. Questa insistenza serve certo per descrivere come Gesù risorto si rese presente quella sera, ma anche per tratteggiare il modo in cui Egli continua ad essere presente in mezzo a noi.L’evangelista Luca ha appena raccontato l’episodio dei due discepoli diretti ad Emmaus, a cui Gesù si avvicina per strada, accompagnandoli, spiegando loro il senso delle Scritture e facendosi riconoscere nel gesto eucaristico dello spezzare il pane. I due sono appena tornati a Gerusalemme per riferire lo straordinario incontro, quando, ecco, esso si ripete: il Gesù che era ad Emmaus ora è a Gerusalemme. Proprio come i due discepoli, i quali avevano percorso la strada di ritorno in tutta fretta. È come se Gesù li avesse seguiti.
Ovviamente, il Risorto è ovunque. Ma è significativo che Egli s’accompagni agli uomini sulle loro strade, vada a Emmaus a piedi con loro, e con loro torni a Gerusalemme.
Ovviamente è il Risorto a rendersi presente di sua spontanea volontà, ma si ha come l’impressione che il Risorto a Gerusalemme ci arrivi, portato… dal cuore ardente dei due discepoli che lo hanno riconosciuto nella casa di Emmaus.
Che bello è accorgersi di questa verità pasquale: il nostro cuore è il veicolo che oggi continua a trasportare Gesù sulle strade del mondo, dentro le nostre case. Sì, perché il Risorto non ha più limitazioni di tempo e di spazio, ma in un certo senso ha scelto di continuare a stare unito strettamente alla storia umana, muovendosi con i piedi degli uomini e parlando con la loro bocca. C’è una bella canzone di qualche anno fa’ che diceva così: «Il Signore non ha mani, ha solo le mie mani… Il Signore non ha piedi, ha solo i nostri piedi…».
Bisogna intendere bene che cos’è il cuore. Dicendo «cuore» non intendo certo riferirmi al luogo privato dei sentimenti, ma al centro dell’uomo, al motore propulsore della vita. E il cuore che trasporta Gesù oggi, come già in quella prima Pasqua, non può che essere un cuore che batte un ritmo ecclesiale: la prima esigenza che i due di Emmaus avvertono è quella di tornare subito dagli apostoli, e lì Gesù risorto si manifesta. È questa una dinamica che abbiamo già notato nel racconto evangelico di Giovanni (ascoltato domenica scorsa): è la comunità riunita nel giorno del Signore il luogo in cui il Risorto si rende presente. È come se Gesù abbia voluto da subito indicare che il suo corpo risorto continua nel corpo ecclesiale: la Chiesa, cioè, è chiamata a ripetere la scena pasquale nella quotidianità.
Si spiega così anche il tono familiare di questa scena. Sembra di essere a casa nostra, quando viene a trovarci qualcuno la cui presenza avevamo atteso e che sa creare un clima di festa e di serenità. Ed è così che dovrebbe essere la Chiesa. È così che dovremmo vivere la Messa. È così che Gesù dovrebbe entrare nelle nostre case e sedersi a mensa con noi nella nostra famiglia. Gesù non si annuncia, ma coglie di sorpresa i suoi, sia sulla strada di Emmaus che nella casa di Gerusalemme. E non si presenta con abito glorioso, ma ancora con i panni della terra, in una normalità disarmante, come a volerci rassicurare: «Guardate che io voglio continuare a partecipare alla vostra vita, alle vicende terrene della Chiesa… Non sono sparito, ma vivo con voi e accompagno la vostra missione». Come è vero che Gesù ci coglie di sorpresa, senza bussare alla porta, e ci raggiunge con la sua gratuità, magari proprio in quei luoghi e in quegli appuntamenti ecclesiali a cui partecipiamo per abitudine. Ed è pur vero che se snobbiamo questi momenti, con la scusa che sono sempre gli stessi, pur senza togliere a Cristo la possibilità di raggiungerci in altro modo, ci precludiamo la via ordinaria per sperimentare la sorpresa del suo esserci, qui e ora, nella sua Chiesa. E non dimentichiamo che egli compie il miracolo più importante: apre la nostra mente – spesso occupata altrove – all’intelligenza delle Scritture, e ci aiuta a leggere così la nostra storia con occhi rinnovati.