Colpo di testa 59 / L’ideologia rifugio della follia

Corriere di Como, 6 febbraio 2018

I due fatti criminosi avvenuti a Macerata fanno riflettere. E bisogna trovare il coraggio di andare oltre gli sfoghi, che cercano in categorie ideologiche la spiegazione di fatti che attingono, invece, alla sfera complessa delle persone. I crimini, intanto, sono due. Il primo in ordine di tempo è la tragica morte di una giovane romana di 18 anni, tagliata a pezzi e messa in due valigie abbandonate in un fosso: al momento l’unico indagato è un ventinovenne nigeriano, in carcere con l’accusa di occultamento e vilipendio di cadavere. Il secondo fatto criminoso è il ferimento di sei africani da parte di un ventottenne italiano che ha sparato dalla sua auto diversi colpi di arma da fuoco: anche lui è in carcere, accusato di strage con l’aggravante razzista. Il nodo della questione sta nel fatto che quest’ultimo avrebbe compiuto la sua azione criminale per “vendicare” il delitto della ragazza, attribuito ad un africano.

La giovane romana si trovava nelle Marche dallo scorso ottobre, ospite di una comunità di recupero per un problema di tossicodipendenza. Se ne era andata volontariamente, allontanandosi a piedi senza documenti. Quando uno è maggiorenne e non è dichiarato incapace di intendere e volere, non gli si può imporre nulla, nemmeno la tutela della sua integrità fisica. Non sappiamo come la giovane abbia incontrato la morte in quella sua fuga scriteriata. L’efferatezza del delitto è, comunque, incontestabile, e suscita in chi ascolta la notizia una reazione di sconcerto misto a rabbia. Se si aggiunge che in casa del nigeriano sarebbero stati trovati i vestiti della vittima e coltelli sporchi di sangue, e che egli era già noto alle forze dell’ordine come spacciatore e che si trovava in Italia senza permesso di soggiorno, lo sconcerto aumenta e anche la rabbia.

Fatti, non idee. La percezione della paura della gente, del resto, non si comanda con i freddi numeri delle statistiche. Detto ciò, ecco entrare in scena un “giustiziere”. Un soggetto che meritava forse un po’ più di attenzione sociale: gravemente segnato dalla sua storia passata (separazione dei genitori vissuta in modo devastante e azioni di bullismo subite a scuola), eppure dotato di un regolare porto d’armi (anche se utilizzabile solo in un poligono di tiro). Perché lasciare un’arma in mano ad un simile soggetto? Ancora una volta, solo perché maggiorenne e non dichiarato incapace di intendere e volere? Certe fragilità, purtroppo, trovano negli estremismi un pericoloso rafforzamento identitario. La follia è figlia dell’ideologia? Sì, ma spesso è l’ideologia che rischia di essere un rifugio quasi naturale della follia.

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